Bibliografia Vichiana I

DUPUIS

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il segno nei riguardi del Boulanger, non sembrerebbe coglierlo nei rispetti di Carlo Francesco Dupuis (1742-1808). Giacché il Dupuis, che anche lui, come già il Boulanger, s’avvalse non poco dell 5 Istoria universale del Bianchini, potè magari conoscere l’opera vichiana e non fosse in altra guisa e misura che attraverso la mentovata citazione del Court de Gébelin (v. sopra p. 354) ; ma, oltreché, come quest’ultimo, restare abbarbicato all’interpretazione allegorica dei miti, pose a fondamento, per lo meno del suo sistema mitologico, principi diametralmente opposti a quelli formolati dal Nostro. E, invero, pel Vico dèi e semidei o eroi sorsero tutti in terra quali personificazioni mitiche di fatti inerenti alla storia etico-politica dei primordi dell’ umanità, e soltanto in tempi di civiltà meno barbarica, ; l’indiffinita forza della mente umana spiegandosi vieppiù, e la contemplazione del cielo, affin di prendere gli auguri, obbligando i popoli sempre a osservarlo », gli dèi vennero fatti ascendere ai pianeti o stelle erranti (comprendendo tra queste il sole) e gli eroi alle costellazioni o stelle fisse. Così, per esempio. Diana, personificazione della pudicizia serbata nei « concubiti nozziali » e, perciò, immaginata « tutta tacita di notte giacente con gli Endimioni dormienti, fu attaccata alla luna, che dà lume la notte »; Venere, personificazione della bellezza civile, ossia della nobiltà, fu attaccata alla « stella errante più ridente e bella di tutte », ecc. ecc. Ragione per cui « T predominio degl’influssi che sono credute avere sopra i corpi sublunari e le fisse e l’erranti, è stato loro attribuito da ciò in che gli dèi e gli eroi prevalsero quand’erano in terra » ( Opp .. IV, capovv. 727-31). Pel Dupuis, invece, dèi ed eroi nacquero non in terra ma in cielo, nel senso che l’uomo primitivo, ignaro delle norme e segnatamente delle cause del movimento degli astri, li suppose esseri divini dotati di vita e intelligenza ; che soltanto in un secondo momento pianeti e stelle vennero coscientemente allegorizzati in altrettante personificazioni ; che, come gioie e timori di astronomi intorno al corso dei corpi celesti furono, una volta ancora consciamente, simboleggiati in certe cerimonie delle feste religiose, così le leggende di Ercole, Osiride, Teseo, Bacco e via enumerando non rappresentarono in origine se non allegorizzamenti di osservazioni astronomiche applicate aH’inciviliraento dei popoli, ecc. ecc. Bensì 1’ errore, insito nello spirito umano, corruppe a tale segno quel culto simbolico di allegorie che (risultato a cui era pervenuto già il Court de Gébelin), perduto del tutto il recondito significato originario dei miti, non c’è giunto altro che un’accolta sconcia di favole grossolane. Tutt’al più, dunque, è supponibile, sempre per quanto concerne 1’ origine dei miti, che, appunto perché non soltanto diverso ma opposto, il sistema del Vico avesse un’ efficacia, per dire così, reattiva su quello del Dupuis. Senonché il Cuoco potè esprimersi male e volere dire altra cosa, che, con maggiore perspicuità e fondatezza, fu spiegata poi dal Gioberti,