Bibliografia Vichiana I

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DE MAISTRE

« rorigini dell’umanità dovettero per natura essere picciole, rozze, oscurissime » ( Opp., IV, capov. 128, e cfr. capovv. 124-28). pp. 41-42, in nota. « Toute religion, par la nature méme des 1 choses pousse une mythologie qui lui ressemble. Celle de la religion chrétienne est, par cette raison, toujours chaste ». E il Vico tra i « fondamenti della verità della religione cristiana » aveva posto questo : che « nella sagra storia non ha ella narrazioni da vergognarsene » {Opp., IV, capov. 223). p. 44. « Jamais les nations n’ont été civilisées que par la religion ». Uno dei principi fondamentali della Scienza nuova (cfr., tra innumeri passi, Opp., IV, capovv. 323-25). c) DU PAPE nella ristampa di Lione e Parigi, Pélagaud, 1857. Di derivazioni dalla Scienza nuova che saltino agli occhi non ve n’è se non una (p. 13) : « Tant qu’une aristocratie pure, c’est-à-dire professai jusqu’à 1’ exaltation les dogmes nationaux, environne le tróne, il est inébranlable, quand méme la faiblesse ou Perreur viendrait s’y asseoir ; mais, si le baronnage apostasie, il n’y a plus de salut pour le tróne ». —Che, in altra forma, e questa volta senza l’esplicito rinvio alla Scienza nuova, è ripetizione di quanto era stato detto già nelle Considérations sur la Franco (v. sopra pp. 359-60). S’avverta inoltre che il De Maistre s’incontra, senza volerlo e forse senza saperlo, col Vico, nell’ appassionata difesa che, sia pure a scopo clericale, egli fa del latino contro gli antiumanistici attacchi degl’ illuministi del secolo decimottavo (pp. 149 sgg.). Ma si pone poi (e probabilmente anche questa volta senza saperlo) contro la dottrina vichiana della « natura eterna de’ feudi » quando trova (p. 202, nota 1) « excessivement plaisant » il Voltaire, formolatore, come s’è visto (p. 245), d’una teoria affine, e dà pienamente ragione al Montesquieu, che, tutt’all’opposto, aveva, « avec beaucoup de vérité », qualificato il regime feudale del medioevo « un moment unique dans l’histoire ». d) soirées de saint-pétersbourg nella ristampa di Lione e Parigi, Pélagaud, 1854, in due volumi. Come s’è visto (p. 359), in questa, che fu la sua ultima opera, il De Maistre, al dire dei Franck, che, per altro, non indica il luogo a cui intendeva riferirsi, avrebbe tolto dal Vico, senza citarlo, la descrizione che la Scienza nuova esibisce della vita sociale dopo il Diluvio: avrebbe tolto, cioè, quantunque cattolico, la non ortodossa ipotesi dell’imbestiamento dell’intero genere umano, a eccezione soltanto del piccolo ceppo onde derivarono gli ebrei. Senonché nel Deuxième entretien (I, 75-178), ove, tra altre cose, si discorre appunto del Diluvio, non solo non si dà alcuna descrizione di quella che, dopo quel cataclisma, sarebbe divenuta la generale vita sociale si descrive bensì (I, 102-103) quella che a principio dell’ Ottocento sembrava al De Maistre l’indole di talune popolazioni ancora selvagge,—ma si combatte, se non proprio la concezione vichiana dell’ erramento ferino, che non è nemmeno ricordata, quella rousseauviana dello stato di natura (v. sopra pp. 298 sgg.).