Bibliografia Vichiana I

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HERDER

il suo simbolo, e che essa andava meditata da ogni maestro e da ogni discepolo, « come l’indice di tutta la filosofia dell’umanità». Giudizio che dal Vico medesimo sarebbe stato trovato non soltanto esagerato ma fondamentalmente sbagliato : dal Vico, che, pure mentovando ancora quella triade ne! proloquium al De uno, si guarda bene dal ricordarla anche nella Scienza nuova. Quanto poi all’altro passo, lo Herder vi asseriva con ampiezza maggiore : che non si poteva fare di meno, perché quasi dimenticato, di rievocare un uomo come il Nostro, il quale « prima di altri aveva posto nel suo paese natale le fondamenta d’una scuola delle scienze umane nel significato vero della parola » ; che, « conoscitore e ammiratore degli antichi », il filosofo napoletano aveva seguito le loro orme, « come colui che andò cercando un principio comune » a tutte le scienze: fisica, morale, diritto e diritto delle genti : che, sulla scorta dei suoi quattro « auttori » Platone, Tacito, Bacone, Grozio, egli aveva cercato « nella sua Scienza nuova il principio dell’umanità delle nazioni, trovandolo nella provvidenza e nella scienza »; che aveva posto « tutti gli elementi delle scienze e delle cose divine e umane nel conoscere, volere, potere (nasse, velie, posse), dei quali unico principio sia la mente, alla quale serva di occhio la ragione, illuminata dalla luce della verità eterna »; che aveva fondato in Napoli «la cattedra di questa scienza, tenuta poi dal Genovese e dal Galanti, sulla filosofia delTumanità e sulTeconomia dei popoli »; e, per ultimo, che dai suo paese natale provenivano eccellenti libri : di che era causa che, fra tutte le regioni italiane, la libertà di pensiero prediligeva e rendeva felice la plaga napoletana (v. già sopra p. 322). Ove, a prescindere dalle continue inesattezze (per esempio, come la cattedra del Vico era di rettorica, così il Genovese tenne quella prima di metafisica, poi di economia e commercio, fondata per lui da Bartolomeo Intieri, e il Galanti non occupò nell’ ateneo napoletano alcuna cattedra), lo Herder non fa se non riassumere imprecisamente, e in un punto tradurre ad literam, il breve riassunto, dato nell’Autobiografia vichiana, della dispersa prolusione del 1719. (v. sopra pp. 126-27), senza dire verbo, neppure ora, delle grandi « discoverte » compiute dal Nostro nei campi dell’estetica, della linguistica filosofica, della teoria del mito e della critica letteraria in genere e di quella della poesia primitiva in ispecie. Pei passi di Kaligone v. i Sàmmtliche Werke, edizione Suphan, XI!, 24