Bibliografia Vichiana I

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JACOBI - KANT

ches Bach (1776), nelle Vermischte Schriften (Wien, 1812), IV, 87, ove tutta la poesia viene concepita come popolare, e popolari sono affermati non solo l 'lliade e l’Odissea, ma tutti i grandi poemi delle letterature moderne. Circa poi i trattatisti della poesia popolare, ai quali va limitala l'attuale discorso, vedere Croce, Poesia popolare e poesia d’arte, edizione del 1933 citata più oltre, p, 14 ; nonché Ultimi saggi , edizione del 1935. parimente citata più oltre, pp. 137 e 138. 4. Kant e Jacobi. S’è già visto (p. 321) che sin dal 1792 il Goethe inviava in prestito la Scienza nuova a Federico Enrico .Tacchi (1743-1819). E il Jacobi dovè pure trarre profitto da quella lettura, dal momento che nella sua critica al determinismo spinoziano ritorna la limitazione, tentata già dal Vico, del valore delle matematiche e delle scienze esatte. Senonché, in tempo imprecisato, ma probabilmente negli ultimi anni del secolo decimottavo, il Jacobi fece oggetto di studio anche il Liber metaphysicus, ch’egli cita, giusta 1’ edizione originale del 1710, nello scritto Von den gòttlichen Dingen und ihrer Offenbarung. Ove l’autore, premesso che il nòcciolo della filosofia kantiana è che « noi intendiamo un oggetto solamente in quanto possiamo farlo diventare pensiero davanti a noi e creandolo come giudizio », soggiunge che molto prima del filosofo di Konigsberg, già il Pascal nelle Pensées aveva sentenziato : « Ce qui passe la géometrie nous surpasse » e « Giambattista Vico da Napoli » scritto sviluppando : « Geometrica ideo demonstramus quia facimus » : dopo le quali parole viene trascritto sino alla fine il resto del quarto capoverso del terzo capitolo del Liber metaphysicus {Opp., I, 150). Senonché continua il Jacobi genere sparsi qua e là prima del Kant scema tanto poco il merito del grande autore della Critica della ragion pura quanto poco quello del Copernico viene sminuito dal fatto che prima di lui l’antica scuola italica conosceva già la rotazione dalla terra e, insieme, degli altri pianeti intorno al sole, e che già prima di Filolao era noto il cosiddetto ordine egizio del mondo. Anzi, nel fatto, codesto paragone dice ancora troppo poco : giacché, verisimilmente, il Kant non aveva letto mai il passo vicinano mentovato sopra ; laddove conosciamo del Copernico eh’erano pure valsi a illuminarlo i ragguagli delle teorie pitagoriche riferiti da Plutarco, e in modo particolare ciò che dell’ordine egizio del mondo egli aveva ricavato da Marziano Capella. E certamente tutto lascia suppore che il Kant non citi mai il Vico appunto perché ne ignorava nome e opere. Senza dire che, anche se il suo silenzio sull’uno e sulle altre fosse stato