Bibliografia Vichiana I

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KANT

volontario, nessuno, salvo forse qualche sciocco pescatore di plagi, penserebbe a ritenere, soltanto per questo, meno grande l’autore delle tre Critiche. A ogni modo, il nesso ideale scòrto con tanto acume dal Jacobi percorreva non piccolo cammino nei libri. Primo a riindicarlo fu, come si vedrà meglio a suo luogo, il Coleridge (1816). Davano poi a esso il debito rilievo il Berlini (1866), il Cantoni (1867), il Werner (1881), il Tocco (1896 e 1898), il Gentile (1899 e 1900) e il Croce (1910). Senonché i nessi ideali tra il Vico e il Kant sono, per numero e importanza, superiori a quanto il Jacobi non credesse o ammettesse. Ad altre concidenze tra il filosofo napoletano e quello di Konigsberg accenava sin dal 1835 Luigi Blanch (v. più oltre sezione quarta, capitolo secondo, paragrafo 111, numero 5). E invero, lungi dall’arrestarsi a quella ricordata dal Jacobi, e ch’è soltanto la prima forma della sua dottrina gnoseologica, il Nostro ragionò nella seconda forma di questa la quale, sebbene svolta nella Scienza nuova, è, generalmente parlando, conosciuta meno della prima, —il concetto che «il mondo delle civili nazioni», cioè l’intero corso delle cose umane, perché creato dall’ uomo, può essere conosciuto perfettamente dalla mente umana (cfr. già sopra p. 361). Scoperta filasofica tanto più importante in quanto con essa si pone altresì, e sia pure soltanto implicitamente e in guisa al Vico medesimo non troppo chiara, l’esigenza d’una nuova metafisica o filosofia ; l’esigenza, cioè, d’una filosofia non più, come nel Liber metaphysicus, dell’ente, bensì della mente, vale a dire dello spirito : quell’esigenza appunto che diverrà esplicita e minutamente ragionata nella sintesi a priori kantiana. A codesto proposito postilla, con la consueta limpidezza, il Fiorentino : Kant, avendo maturamente meditato sul corso della filosofia lockiana e su le gravissime obiezioni di Hume, potè consapevolmente proporre un problema che Vico aveva soltanto indovinato. Il filosofo napoletano non si confidava di poter sciogliere il nodo eh’ egli nella Scienza nuova pur discioglie per una parte, e che Kant si mette a districare con intrepida e consapevole critica. Vico insegna come 1’ uomo fa la storia, Kant come lo spirito fa la scienza; e l’uno e l’altro ne rivela che il supremo fattore è il pensiero, adempiendo così, l’uno inconsapevolmente, l’altro scientemente, il voto che la scienza stia nel fare, ed osservando entrambi il precetto di Cartesio, che volle fondata la nuova scienza nel pensiero. Il merito d’ avere scòrto nella Scienza nuova un precorrimento così importante della critica kantiana è, come si vedrà