Bibliografia Vichiana I

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KANT

mesiio a suo luogo, di Bertrando Spaventa. Il quale, nel presentare quel nesso ideale come il suo « cavai di battaglia », il suo « diploma di nobiltà » e la sua maggiore « scoperta » nella storia filosofica, aggiungeva che « tutta questa bagattella della mente come unità positiva, assoluta pura, naturale, rimana èda Kant e dopo Kant il problema della filosofia tedesca», ossia «il mondo nuovo, il cui Colombo, anche per il compenso che ne ebbe, fu Vico». Osservazione, quest’ultima, resa più chiara ed esplicita dal Croce là dove scrive che nella seconda forma della gnoseologia vichiana è anche tracciata la linea sulla quale « s’avanzò la filosofia idealistica germanica, e sopra tutto quella schellinghiana della prima maniera, e la hegeliana, le quali, e sia pure con esecuzione affrettata e poco corretta, affermarono conoscibili la storia e la natura in quanto attuazioni delle categorie stesse della mente e del logo ». Resterebbe ora a indicare i punti nei quali il Vico, anziché contentarsi di porre soltanto implicitamente problemi resi poi espliciti e risoluti dal Kant, ne aveva posti e risoluti, nel modo più esplicito, altri, che torneranno bensì nel filosofo di Kònigsberg, ma senza che questi si spinga sino alle posizioni, assai avanzate, raggiunte già dal Nostro. Ma, poiché il discorso riuscirebbe troppo lungo, basterà ricordare, quale esempio cospicuo, il problema dell’ origine comune della poesia e del linguaggio, ossia il problema estetico. Che anzi è tanto vero che in codesto campo la pietra miliare toccata dalla Scienza nuova si trovi molto più avanti di quella presso cui si fermerà la Critica del giudizio, che osserva il Croce non al Kant, ma, sia pure soltanto idealmente, al Vico si riattacca l’estetica postkantiana tedesca, cioè quella che dallo Schiller (v. qui appresso il numero 5) va allo Hegel, sino ai minori e agli epigoni, tra cui lo Schopenhauer, e che ha ancora seguaci. Lo scritto del Jacobi fu ristampato nel terzo volume dei Werke (Lipsia, Gerardo Fleischer il giovane, 1816) : cfr. pp. 851-54.—Pel Coleridge v. qui appresso sezione terza, capitolo secondo, paragrafo 111. Del Berlini, Storia critica delle prove metafisiche di una realtà soprasensibile, negli Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, voi. I (maggio 1866), pp. 640-41 ; del Cantoni, G. B. Vico, p. 460; —del Werner, Kant in Italien, negli Atti dell’Accademia delle scienze di Vienna del 1881, pp. 356 sgg. ; del Tocco, Descartes jugé par Vico, nella Revue de métaphysique et de morale del luglio 1896, pp. 568-72, e ancora nella Rivista d’ltalia dell’agosto 1898, pp. 762-63; —del Gentile, La filosofia di Marx (Pisa, Nistri, 1899), pp. 62-63 e il Discorso premesso agli Scritti filosofici della Spaventa citati più oltre, p. Ixxxv (cfr. anche seconda edizione