Bibliografia Vichiana I

BLAIR

379

che è di Vico : quello della sapienza poetica de’ popoli barbari ». Così Vincenzo Cuoco. E anche il Fisch trova vichiane così la teoria dell’ altro scozzese Giacomo Burnett o lord Monboddo che si voglia dire (1714-99) sull’origine e i progressi del linguaggio ( On thè origin and progress of thè language, Londra, 1763-1772 in sei volumi), come la teoria del Blair « che i tempi che noi chiamiamo barbari erano pig favorevoli allo spirito poetico, e che Fimmaginazione era più ardente e animata nella prima epoca della società ». Chi scrive non è riuscito a vedere non solo l’opera del Monboddo, ma nemmeno il testo originale dei Blair e l’integra versione italiana che ne lavorò il chierico regolare somasco Francesco Soave da Lugano (1743-1806) : sicché è costretto a servirsi delle « Istituzioni di rettorica e belle lettere tratte dalle Lezioni di Ugo Blair dal padre Francesco Soave C. R. S., ampliate ed arricchite di esempi ad uso delle studiosa gioventù italiana da Giuseppe Ignazio Montanari, già pubblico professore d’eloquenza in Pesaro ed ora nel nobil collegio d’ Osimo, quinta edizione napoletana sopra l’ultima di Firenze » (Napoli, Francesco Rossi, 1852 in due volumetti). Vero è che anche in codesta raffazzonatura non riesce difficile sceverare i cangiamenti e le aggiunte introdotti a uso delle scuole italiane dai concetti direttivi dell’ autore scozzese. Ed effettivamente in taluni di questi si risentono fortemente motivi vichiani o vicheggianti. Per esempio : Non sono le figure un’ invenzione de’ retori, ma una parte di quel linguaggio che la natura medesima agli uomini suggerisce, quando la loro immaginazione è molto avvivata o fortemente accese sono le loro passioni. In questi casi, noi udiamo gli uomini ancora più volgari e più rozzi prorompere in un torrente di figurate espressioni così veementi come usar si potrebbero appena da’ più artificiosi oratori (I, 121-22). 0 ancora : Lo stato primitivo delle lingue è quello in cui si veggono più abbondare i tropi. Imperocché il linguaggio è allora povero, e ristretto il numero dei nomi propri per l’indicazione degli oggetti ; al tempo stesso grande influenza allora esercita l’immaginazione sopra i pensieri degli uomini e sulla lor maniera di esprimerli. I selvaggi sono naturalmente portati alla meraviglia ; ogni nuovo oggetto li sorprende, li atterrisce e fa su 1’ animo loro gagliarda impressione ; dall’ immaginazione e dalle passioni son essi governati assai più che dalla ragione ; e il loro parlare, per conseguenza, molto conserva di que’ colori che all’ immaginazione e alle passioni appartengono (I, 125).