Bibliografia Vichiana I

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REIU

« senso comune del Vico, mentre s’assomiglia a quello degli scozzesi, è diversissimo dal consenso universale del Lamennais, fondato sulla sola autorità ». Di importanti coincidenze tra il Vico e il Reid parlava genericamente Luigi Blanch in uno scritto a stampa del 1835. Dal canto suo, Gennaro Rocco scriveva che il fondatore della scuola scozzese « seguì il Vico, sebbene senza citarlo, nell’ ammettere il senso comune come principio per ricercare la verità». Ed Augusto Conti poneva in rilievo che, « se intento del Vico fu contrapporre al dubbio del Cartesio la certezza delle supreme verità, e al dommatismo geometrico di lui la diversità fra scienze di deduzione e scienze sperimentali, e all’ individualità dell’ esame e de’ sistemi la socialità della coscienza umana, quest’intento medesimo fu altresì degli scozzesi », con la differenza, tuttavia, che questi ultimi, « ristretto l'esame a fatti più notevoli della psicologia, lasciarono quasi le ricerche metafisiche sulla natura delle cose » : con la differenza, cioè, che, ben diversi dallo spiritualista e storicista Vico, gli scozzesi non andarono quasi di là da un empirico psicologismo. Può darsi, per quanto concerne più particolarmente quella che il Conti chiama « socialità della coscienza umana », che a suscitare maggiormente l’impressione di derivazioni del Reid e, in genere, degli scozzesi dal Nostro concorressero due coefficienti: da un canto, l’affermazione di costoro che non si possa avere una gnoseologia sicura se non a patto di ricercare preliminarmente i cosiddetti giudizi originari, intesi come quelli discriminativi del vero dal falso, e eh’ essi identificavano nei fatti fondamentali della coscienza, e quindi nel « common-sense » ; dall’ altro, la loro polemica così contro la pretesa di voler vedere dimostrali certi ; axioms », e fìrst principies », 4< principies of common-sense », « common notions », « self-evident truths », come contro l’assurdità di negarli a dispetto del senso comune, qualora la richiesta dimostrazione riuscisse impossibile. Può darsi, perché già il Vico, oltre che assegnare, col detto e col fatto, grande importanza precisamente a codesti assiomi, primi principi, principi di senso comune, nozioni comuni, verità evidenti per se stesse eppure indimostrabili, aveva aforizzato ( Opp l, 81 e 183 ; IV, capovv. 138, 141, 142 e 144) che, «ut scientia a veris oritur, error a falsis, ita a verisimilibus gignitur sensus communis », e che « verisimilia vera inter et falsa sunt quasi media, ut quae fere plerumque vera, perraro falsa »; che « similitudo morum in nationibus sensum communem gignit »; che 4< la filologia osserva 1’ autorità dell’ umano arbitrio, onde viene la coscienza del certo »; che <; 1’ umano arbitrio, di sua natura incertissimo, egli si accerta e determina col senso comune degli uomini d’intorno alle umane necessità o utilità »; che «il senso comune è un giudizio senz’ alcuna riflessione, comunemente sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo, da tutta una nazione o da tutto