Bibliografia Vichiana I

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WOOD - VAEGAS-MACHUCA - MINERVINI

incentivo ad avanzare su Omero e i suoi poemi le ipotesi più fantasiose. Del Borinski v. Die Antike in Poetih und Kunsttheorie vom Ausgang des klassischen Altertums bis auf Goethe und Wilhelm von Humboldt (Lipsia, Weicher, 1914-24), 11, 185-86. 3. Vargas-Machuca. L’uno fu il napoletano Michele Vargas-Machuca (1733-95), padre putativo, tra altri minori scritti, d’un’ampia opera in due volumi, dei quali il primo Delle antiche colonie venute in Napoli e i primi si furono i fenici era comparso presso il De Simone di Napoli nel 1764, e il secondo Delle colonie venute in Napoli dall'Eubea, ossia degli euboici, secondi abitatori della città di Napoli vide la luce presso lo stesso nel 1773. «Padre putativo », perché da molti il lavoro fu attribuito al già mentovato Giacomo Marioredi (v. sopra p. 270), del quale il Vargas-Machuca era stato discepolo, e al quale, nella prefazione al primo volume (p. 5), attribuisce egli stesso quanto nel lavoro era di buono : senza dire che il Scria, pure negando una collaborazione troppo estesa dell’autore del De regia theca calamaria, ammette tuttavia che il Vargas « consultavaio sovente intorno alle sue fatiche, ed egli in realtà non mancava di porgergli di tratto in tratto degli opportuni avvisi e d’inserirvi altresì non poco del suo ». Sia come si voglia, nel secondo volume, che a noi interessa, piacque all’autore di favoleggiare che Omero, discendente da Lino e cugino di Esiodo, facesse parte di quei cumani di Eubea, i quali, dopo i fenici, sarebbero venuti a popolare Napoli, e che pertanto, conoscitore della Campania, ne avrebbe indicati i luoghi marittimi con nome fenici (cfr. Vico, Opp., IV, capov. 304) : anzi adattamento dei principi della Geografia poetica vichiana (ibid., capovv. 741 e 753) avrebbe chiamato «Oceano » non l’immenso mare ma il golfo di Napoli, e « Trinacria » non la Sicilia ma una molto più piccola isola della plaga napoletana. Per qualche altro ragguaglio, Soria, Storici napolitani citati, 11, 61418 ; Croce, Omero a Napoli, in Aneddoti di varia letteratura, 11, 384-87. 4. Minervini. L’ altro archeologo fu T abate Ciro Saverio Minervini da Molfetta (1734-1806) ; quello stesso che, con raffermare derivate dall’etiopico, dal tibetano, dal malabarico, dal pehlvi, del cinese, dai giapponese e da altre lingue asiatiche molte antiche voci del dialetto napoletano, porse occasione a una quanto mai graziosa boutade polemica dell’abate Galiani.