Bibliografia Vichiana I

395

KOEPPEN - WOLF

quando asserì impossibili i viaggi attribuiti dalla tradizione a Omero, e impossibile, conseguentemente, che il poeta conoscesse de visu l’Egitto. Al quale riguardo non sarà inutile porre in rilievo che già nelle Notae al Diritto universale ( Opp ., 11, 682), come poi nella seconda Scienza nuova {Opp.. IV, capov. 90), il Vico, al modo stesso di tanti filologi del secolo decimonono, aveva addotto il fatto che nel quarto dell'Oafts.sea (vv. 354 sgg.) Menelao, « dum narrat Thelemaco se din in Aegypti Pharo detentum, describit eam insulam tam longe a continenti sitam, quantum exonerata navis secundo ventu perpetuum diem navigaret », laddove « Pharum tam prope continentem adiacet, ut interiectis molibus Alexandriae portum, qualem lulius Caesar describit, effecerit ». Cfr. F. Nicolini, Divagazioni omeriche, p. 84.— Di Cesare v. De bello civili, HI, 112. 10. Wolf e continuatori. La Discoverta del vero Omero fu nota a Federico Augusto Wolf (1759-1824) prima di dare fuori i famosi Prolegomena ad Homerum, sive de operum homericorum prisca et genuina forma variisque mutationibus et probabili ratione emendandi, pubblicati a Halle, « e libraria Orphanatrophei » nel 1795, e più volte ristampati poi ? A codesta domanda risposta implicitamente ma non ragionatamente affermativa hanno data molti, tra i quali Giacomo Leopardi in un passo dello Zibaldone che verrà trascritto più oltre (sezione terza, capitolo primo, paragrafo 111, numero 4) e Arturo Schopenhauer, che rivendica al Vico la teoria omerica del Wolf. E, certamente, tra la Scienza nuova e i Prolegomena non mancano punti di contatto. Ma, anche a non tenere conto che, per numero e importanza, essi sono inferiori a quanto s’ afferma comunemente, oggi è assodato che, sino al 1795, il Wolf aveva conoscenza diretta, non ancora del capolavoro vicinano, bensì soltanto, insieme col Parallèle des anciens et des modernes (1688 e anni seguenti) di Carlo Perrault (1628-1703), delle anteriori Conjectures académiques ou dissertation sur V « Iliade » dell’abate Francesco Hédelin d’Aubignac (160476) : dissertazione scritta nel 1664, pubblicata postuma nel 1715, e che il filologo tedesco onestamente cita (pp. 113-14 in nota), non senza avvertire che l’ipotesi ivi sostenuta è in qualche modo simile alla sua. Per contrario, sembra diffìcile