Bibliografia Vichiana I

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WOLF

che già prima del 1795 non gli fossero note indirettamente le teorie omeriche vicinane, le quali, con o senza il nome del loro autore, sarebbero potute giungere a lui attraverso uno o più di questi quattro canali : l’articolo della Gazette littéraire de VEurope (v. sopra pp. 385-86); il Ragionamento del Cesarotti (sopra pp. 391-93), che, prima o poi, il Wolf finì pure col leggere; le lezioni gottinghesi dello Heyne (sopra p. 394); la seconda memoria dei Merian, che, come s’ è visto (p. 389), gli era stata inviata in omaggio sin dai primi mesi del 1794. Comunque, nel 1801 il Wolf non soltanto sapeva che nella Scienza nuova si professavano su Omero dottrine più o meno simili alle sue, ma si poneva altresì alla ricerca dell’opera e di notizie dell’autore, che pare supponesse, in quel primo momento, un cultore specialista di letteratura greca. Pertanto da Halle, ove insegnava, ne scriveva a Berlino allo Humboldt, ricevendo, per altro, la risposta (12 decembre 1801) che il libro non era posseduto da quella biblioteca pubblica, e che del Nostro non sapeva nulla neppure Filippo Buttmann (17641829), insegnante di letteratura greca in quell’università, poi condirettore, col Wolf medesimo, del Museum der AlterthumsWissenschaft. Probabile, dopo quella prima ricerca infruttuosa, che 1’ autore dei Prolegomena riuscisse ad appurare qualcosa intorno al Vico e a vederne qualche libro diverso dalla Scienza nuova. Certo è che il 5 giugno 1802 scriveva al Cesarotti : «In prooemio ad Homerum tuum, p. 11 et alibi, memoratum vidi lohannem Baptistam Vicum, de poeta plura mirifice disputantem. Eius scriptoris etsi alia non ignoro, tamen illud scriptam nobis prorsus obscurum est ; multoque argento eius usum redimerim ». E nella risposta, della quale s’ ha soltanto una minuta autografa non datata, il Cesarotti gli dava notizia di avergli inviato in dono, caricata soltanto delle spese postali, la « lohannis Baptistae Vici Novam, ut ipse appellat, scientiam», della quale mandò sicuramente la redazione del 1744, e probabilmente nella ristampa milanese del 1801 (v. sopra pp. 53-54). Ecco, dunque, il Wolf in possesso del libro tanto ricercato. Ma, a giudicarne dall’articolo Giovali Battista Vico iiber den Homer, ch’esso gli suggerì e che, inserito nel citato Museum, I (1807), pp. 555-70, fu poi ristampato nelle Kleine Schriften, edizione Bernhardy (Halle, 1869), 11, 1157-66, il profitto ch’egli trasse da quella lettura fu quanto mai meschino. Né po-