Bibliografia Vichiana I

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WOLF

poema, nella quale altra cosa il Nostro aveva additato la strada al Grote e a quanti archeologi, storici e filologi del secolo decimonono hanno fatto dell’antichissima civiltà ellenica l’oggetto delle loro ricerche ; e rivolse l'attenzione alle non sempre originali e non sempre sostenibili congetture che anche l'autore della Scienza nuova formolo sulla personalità fisica o storica di Omero e sulla genesi collettiva (ma pel Vico non anche della forma, bensì della sola materia) dell 'lliade e delVOdissea. Rivolse, cioè, l’attenzione a quello che, per lui, Wolf, e pei meri filologi che lo hanno seguito, era il loro unico, malposto, insolubile per mancanza di documenti e quindi sempre mal risoluto problema. Un problema, anzi, che resta esempio insigne del trapasso non meno illogico che indebito dalla critica interna d’ una poesia alle vicende esterne della sua composizione e trasmissione : sebbene poi la loro « boria di dotti » li inducesse ad affermare, incominciando proprio dal Wolf, che « di tutti i problemi di critica letteraria » quello appunto fosse «il più difficile». A ogni modo, nell’articolo ora mentovato, il Wolf si preoccupò anzitutto di dissipare ogni ombra di sospetto ch’egli avesse potuto plagiare dal filosofo italiano. In secondo luogo, con insistenza così eccessiva da fare quasi pensare, sebbene in questo caso a torto, all’« Excusatio non petita, accusatio manifesta», batté e ribattè sul fatto ch’egli non conosceva punto 1’ opera del Nostro prima che gli venisse inviata da quell’ « amabile vecchio » del Cesarotti ; e poi sull’altro fatto che quest’ultimo, nel fargliela recapitare, gli aveva preannunziato che avrebbe trovato in essa, «come presentimento», ciò che egli, Wolf, credeva di «avere scoperto ed esposto per la prima volta»; e poi ancora sul terzo fatto che così era effettivamente, e così avevano giudicato coloro che da allora avevano avuto tra mano la Scienza nuova. Nel passare indi a giudicarla, la affermò, « pel contenuto e per la guisa in cui v’è trattata la materia, uno dei libri più strani che sia uscito mai dal cervello d’un italiano erudito e, a suo modo, penetrante e acuto». Soggiunse che, per farla conoscere sotto 1 aspetto letterario, sarebbe bastato ristampare, con opportune annotazioni, il solo indice dei capitoli, dal quale si sarebbe veduto come qualmente l’autore, « saltellando vivacemente », « parla, quasi senza interruzione, della più antica storia dei popoli ; dell’ origine delle lingue, scienze, leggi, geroglifici, monete ; della sapienza