Bibliografia Vichiana I

WOLF - LACHMANN - WELCKEB - O. MIÌLLER

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poetica ; delia fisica poetica, astronomia, cosmografia, geografia, cronologia ; della venuta di Enea in Italia e di molte altre cose» :°da che appare evidente che il Wolf finisse col parafrasare, disordinandolo, mutilandolo e fraintendendolo, precisamente l’indice delle sezioni e capitoli del secondo libro. Infine, riassunta la parte che lo interessava del terzo, conchiuse : Dopo ciò, molti lettori, ai quali il meglio di queste vedute deve sembrare ripetizione ( cioè anticipazione) di recenti trattazioni tedesche ( vale a dire dei * Prologomena »), non considereranno quale celebrità avrebbero avuta codesti pensieri se, circa il medesimo tempo, fossero stali esposti da un inglese? Veramente, la severità storica (ossia erudita) esula sempre (soltanto qualche volta) da codesti ragionamenti : a mala pena pare che il Vico ne avesse idea : tutto, anzi, in lui assume aspetto di visione (?). Senonché sovente cotali visioni s’accostano alla verità, e hanno perciò maggior valore che non la ripetizione egualmente indimostrata della communis opinio, quale la si incontrava generalmente, sino a qualche tempo addietro, negli scritti dei nostri eruditi e dei nostri leggiadri scienziati. Per un altro accenno del Wolf al Vico basterà un semplice rimando alle Vorlesungen iiber die vier ersten Gesànge von Homers « Ilias », edizione Ulsteri (Berna, 1830), I. 1. È da aggiungere, piuttosto, che la guisa in cui lo studioso tedesco aveva discorso delle teorie omeriche del Nostro non era tale da invogliare un mero filologo a prendere conoscenza diretta di queste. E, che si sappia, nessuna familiarità con queste mostrano gli scritti dei successivi trattatisti germanici della cosiddetta questione omerica. Ciò non ostante, nemmeno in quegli scritti mancano concidenze con la Scienza nuova. Per esempio, cose dette già dal Vico ripetevano, senza nemmeno sospettare di averlo avuto predecessore, Carlo Lachmann (1793-1851), quando vedeva in Omero quasi il mito di tutta la poesia epica dell’Asia minore ; il già mentovato Federico Gottlieb Welcker (1784-1868), che, quale editore dello scritto omerico dello Zoega (v. sopra p. 394), conosceva, quanto meno, il nome del Vico, quando, distinti due periodi nella poesia epica o popolare ellenica (il Vico, attaccatissimo alle triadi, ne aveva fissati tre), poneva Omero nel secondo ; Gregorio Guglielmo Nitsch (1790-1861), quando trovava il nucleo principale delVlliade in un Disegno di Zeus ; persino il tanto più geniale Ottofredo Miiller (1797-1840), quando, tal quale come il Vico, ammetteva che i poemi omerici, pure essendo stati poligenetici