Bibliografia Vichiana I

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FOSCOLO

costretto a convenire che « conobbe il Foscolo, e apprezzò le dottrine del Vico sin dagli anni suoi primi, quando ancora tedeschi e francesi non l’avevano raccomandato all’ italiana indulgenza». A ogni modo, per mentovare un esempio solo tra cento, quando, nell’ Origine e uffizio della letteratura, scriveva che « tutte le nazioni, esaltando il loro Ercole patrio, ripeteano con quante fatiche egli avesse protetti dagl’ insulti delle umane belve, ancor vagabonde per la gran selva della terra, quei primi mortali, che la certezza della prole, delle sepolture e dei campi e lo spavento delle folgori e delle leggi aveano finalmente rappacificati», il Foscolo faceva suoi non soltanto concetti ma altresì parole e giri di frase vichiani. Si vedrà a suo luogo (sezione quarta, capitolo secondo, paragrafo V, numero 7) come dallo studio appassionato del Foscolo l’Emiliani-Giudici fosse condotto a quello del Vico : il che è da ripetere nei riguardi dell' altro foscoliano Epifanio Fagnani (sezione e capitolo citati, paragrafo I, numero 10), il quale, dopo avere osservato che il Foscolo aveva « destata energicamente l’attenzione degli italiani sulle dottrine del Vico», soggiunge che non v’è pagina dell’autore dei Sepolcri, « dalla quale non traspaia che i suoi pensamenti sono continuamente ispirati dai principi del Vico», e che la sua tanta forza e originalità non poteva provenire se non « dall’ alito di una profonda luce di verità » ancora ignote, « e che erano da lui stesso più assai intuite e professate che non apertamente definite o formulate ». Dal canto suo, il Croce, il quale fa notare che, nel campo della teoria della poesia e della critica e storia letteraria, il Foscolo, oltre che profondo rinnovatore, fu tra i primissimi a trarre profitto dai principi vichiani, pone altresì in rilievo che l’efficacia del Nostro sul Foscolo, ancora più che nell’ora mentovata prolusione sull’origine e uffizio della letteratura, va ricercata nei posteriori lavori critici scritti in Inghilterra : per esempio nel Discorso sul poema di Dante (1825), nel quale sono di forte sapore vichiano le considerazioni sulla poesia primitiva, il parallelo tra Omero e Dante, 1’ aggettivo « eroico » attribuito al secolo dell’ autore della Commedia, e via enumerando. E il Borgese scrive che negli Studi di letteratura italiana dello Zumbini, citati più oltre, non si scopre al certo l’America quando si trova che anche le lezioni di eloquenza dell’autore dei Sepolcri sono tutte impregnate di concetti vichiani, e che, per contrario, « farebbe una sco-