Bibliografia Vichiana I

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INNOMINATO

veleno, com'è solito farsi da’ miscredenti » : al contrario, «in tutte le sue opere, è sempre lo stesso, non si conlradice, religiosissimo, pio, di sana filosofia, come lo era nei costumi suoi vivendo •>, ecc. ecc. Cose tutte, alle quali anche a prescindere dal fatto che le recenti indagini biografiche lasciano congetturare nel Nostro « minore ingenuità (scrive il Croce) di quella che si era disposti ad attribuirgli, e maggiore consapevolezza e un avvedimento a presentarsi dietro uno schermo, che le sue condizioni di vita ela naturale timidezza gli consigliavano » riesce sin troppo facile replicare che esse provano, tutt’al più, che il Vico fu o si sforzò di essere o tenne a mostrarsi ossequente alle massime della religione in cui era stato educato : non al certo che la sua filosofia, per ispirazione, logica interna e conseguenze estreme (non sempre meramente implicite), non sia molte volte affatto inconciliabile con quella di cui la Chiesa cattolica ha dogmatizzato ossia reso statiche le conclusioni. A ogni modo, a differenza di molti cattolici odierni, che non hanno fiutato neppure da lontano la Scienza nuova, l’anonimo mostra d’avere una conoscenza più o meno precisa delle opere vicinane, che passa a rassegna a dimostrazione del suo assunto. Del De uno, a dire il vero, egli si contenta d’osservare genericamente che « spira i sentimenti più puri di religionee sincera morale e politica ». E anche del De constantia non ricorda altro se non che «vi si dimostra la verità della cristiana morale, la necessità della grazia divina, il fondamento della virtù cristiana, la qual si è l’umanità dello spirito » e, insieme con tutto ciò, anche «1’ antichità, la perpetuità e la verità della storia sacra » ; che vi si fa vedere « con quali modificazioni da noi cristiani si debbono prendere i morali dogmi di Platone, degli stoici, di Aristotele » ; e che vi si tratta « della eccellenza della divina sapienza di Cristo e dei principi del diritto conformi alla nostra religione » : ch’è un considerare soltanto il De constantia philosophiae e sorvolare del tutto sul tanto più ampio e importante De constantia philologiae. Per contrario, si esibiscono spogli quasi sistematici della Scienza nuova prima, àe\V Autobiografia e della Scienza nuova seconda, delle quali si citano e commentano molti passi tratti per la prima opera dall’edizione Callotti, per la seconda dal primo volume degli Opuscoli nell’ edizione del Villarosa, e per la terza dall’edizione napoletana del 1811. E il lunghissimo spoglio termina con la duplice conclusione :