Bibliografia Vichiana I

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INNOMINATO - GATTI - SANCHEZ - CAGNAZZI - COLLETTA

a) «Se i miscredenti credono che l’autorità del Vico possa favorire ad essi, s’ingannano » : ragione per cui, lungi dallo « stravolgere e contorcere i buoni e sinceri sentimenti di un tale scrittore », debbono imparar da lui «ad esser cristiani, e cristiani cattolici ». b ) Non è punto vero che il Vico usasse « a beila posta uno stile oscuro per nascondere altrui i suoi rei pensieri » (v. sopra p. 257) : per contrario, le cause della sua oscurezza sono da rinvenire in quelle additate dal Jannelli (v. sopra p. 467). Cfr. Croce, Discorsi di varia filosofia (Bari, Laterza, 1945), I, 74. 11. Gatti, Sanchez, Cagnazzi, Colletta, Troya. Sotto l’influsso del Rapporto del Cuoco del 1809 (v. sopra p. 416) è l’abate Marco Gatti da Manduria (1777-1862), il quale, oltre un Corso analitico elementare di letteratura (Napoli, 1819) e altri scritti, pubblicò, col titolo Della riforma della istruzione pubblica nel Regno delle Due Sicilie (Napoli, 1820, presso Angelo Trani), un’opera in tre libri, nei quali cita il Vico. Studioso di filosofia fu Saverio Sanchez, il quale, nell’ Influenza delle passioni sullo scibile umano (Napoli, 1823), s’ispira, come appare dal titolo stesso dell’ opera sua, al principio vicinano dell’origine passionale dell’ errore, adopera sovente le opere del Nostro e, per questo motivo, viene annoverato dal Poli tra i « vichisti ». L’ efficacia del Cuoco, ma di quello del Platone in Italia (v. sopra pp. 410-13), si avverte in un altro patriota ed esule del Novantonove, ossia neH’altamurano ed enciclopedico Luca de Samuele Cagnazzi (1764-1853), del quale basterà ricordare che fu uno dei presidenti del Parlamento napoletano del 1848 e anche tra i tanti processati e condannati nel 1851 dalla Gran Corte speciale di Napoli. E invero, nel Saggio sulla popolazione del Regno di Napoli ne' passati tempi e nel presente (Napoli, 1820), passim, specie pp. 172 e 175-76, egli si mostra condannatore tanto feroce dei barbari romani vincitori quanto fervido apologista della « cultura e floridezza » dei vinti e civilissimi lucani, appuli e via enumerando, non senza, come già il Cuoco, trarre il Vico ai suoi intenti. Già il 22 settembre 1823, nel consigliare Giuseppe Poerio (1775-1843) allora esule a Firenze, circa gli studi da far seguire ai figli Alessandro e Carlo, Pietro Colletta (1775-1831)