Bibliografia Vichiana II

TAINE - BEAUVERGIER - d’eCKSTEIN • OZANAM

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1856, consacrati per intero al Rigault, edizione citata, XIII, 132 sgg., e Nouveaux lundis, « lundi » del 9 decembre 1861, edizione di Parigi, Michel Lévy, 1863 e anni seguenti, I, 252-73. Cfr. anche F. Nicolini, Divagazioni omeriche, passim. 25. I. Taine, E. de Beauvergier. Un accenno al Nostro non manca in un libro una volta molto letto e spesso ristampato, ossia neU’£ssoi sur Tite-Live di Ippolito Taine (1828-93), pubblicato primamente nel 1856 (cfr. sesta edizione, Paris, 1896, pp. 106-107 e 121). Né va taciuto il Tableau historique des progrès de la philosophie politique di E. de Beauvergier (Paris, Silber et Commelin, 1858), di cui sono da vedere sul Vico le pagine 212-17. B) Antivichiani 1. D’ Eckstein, F. Ozanam, E. Dumont. Una guerricciuola fu mossa al Nostro in Francia, durante codesto fervore vichiano, da alcuni ritardatari e, tra costoro, principalmente da taluni cattolici, che giustamente fiutavano in lui il nemico. Primo a scendere in lizza fu, nel giornale Le catholique del 1827 (volume VII, pp. 42 e 149-50), il barone d’Eckstein, un danese stabilitosi intorno al 1815 a Parigi, ove nel 1826 aveva fondato il foglio ora mentovato. Secondo lui, « Vico n’est pas un grand philosophe »; l’opera sua « n’offre rien de poétique »; e la prima idea della « généalogie historique de la formation des sociétés et du développement intellectuel du genre humain » gli fu suggerita da « 1’ arbre généalogique des connaissances humaines par Bacon ». Plagio, codesto, affatto inesistente, giacché, anche a prescindere dal fatto che la prima idea della formazione delle società fu suggerita al Nostro non tanto da Bacone quanto da Platone, Lucrezio e Tommaso Hobbes, egli confessò i suoi debiti verso 1’ autore del De augumentis et dignitate scientiarum non solo col porlo genericamente nell’ Autobiografia tra i suoi « quattro auttori » ( Opp., V, 26), ma col dare inizio al De studiorum ratione con un tanto solenne quanto famoso elogio proprio di Bacone (Opp., I, 76). Vero è altresì che dalla forza della verità il D’Eckstein è costretto a contraddirsi, cioè a soggiungere sia che il Vico e lo Herder sono stati i due che hanno « rompu la giace », tentando di dare « sous des dimensione vastes et complètes une véritable philosophie de 1’ hisloire » ; sia che il Nostro, quantunque « faible dans 1’ exécution », è molto più « puissant dans 1’ ordonnance », laddove lo Herder, « plus vaste et plus brillant, ne médite pas aussi profondément que l’autre auteur ». —AI Vico poi il D’Eckstein accennò altresì in un articolo inserito nella Zeitschrift fiir Volkerpsychologie und Sprachwissenschaft : cfr. anno I, p. 273. Non si conosce se a codesto antivichismo del D’ Eckstein aderisse, come cattolico, anche Federico Ozanam (1813-53). A ogni modo, da una sua lettera del 25 novembre 1832 appare che in quel tempo egli an-