Bibliografia Vichiana II

DIVERSI - CADER

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Freudenfeld, Quadro analitico della storia universale , traduzione italiana (Monza, tipografia del Paulini, 1851), passim ; I’ Allgemeines Staatsrecht di Gaspare Bluntschli (1808-81), I (Miinchen, 1852), p. 244; G. E. Gurhauer, Lessing (seconda parte dell’opera del Danzel sul Lessing, Lipsia, senza' anno, ma 1853), 11, 221 ; più ancora, alla voce « Vico », taluni repertori, quali il Celebrilexicon dello Jòcher, il Conversationblatt e via enumerando. 2. E. Cauer. Con penetrante intelligenza discorre feW Autobiografia e dei principali concetti della seconda Scienza nuova il dottor Emilio Cauer in un’esposizione critica di quelle due opere, inserita, col titolo G. B. Vico und scine Stellung zur modernen Wissenschaft , e sin dal gennaio-giugno 1851, alle pagine 249-55 della prima annata del Deutsches Museum : una rivista di letteratura, arte e vita politica redatta da Roberto Prutz e Guglielmo Wolfsohn per Eeditore Hinrichs di Lipsia. Ne discorre anzi con intelligenza così acuta che codesto suo articolo rappresenta quanto di meglio si scrivesse a quel tempo in Germania intorno al Vico e se ne scriverà poi sino alla monografia di Carlo Werner. Dopo avere deprecato la scarsa conoscenza che della Scienza nuova s’aveva in terra tedesca e dato rilievo, prendendo le mosse dal passo goethiano riferito sopra (pp.320-21), all’efficacia indiretta esercitata dal Vico sul movimento rivoluzionario italiano, il Cauer soggiunge che, pei filosofi tedeschi, l’autore della Scienza nuova è ancora più degno di studio, dati così i suoi geniali precorrimenti dell’indirizzo seguito dalle discipline storiche in Germania dagli ultimi anni del secolo decimottavo in poi, come le « sorprendenti » coincidenze dei suoi risultati con quelli raggiunti rispettivamente dal Wolf, dal Niebuhr, dal Savigny e da Otlofredo Miiller (p. 250). Tanto più che, per essere l’ingegno del Nostro universale, gli accade d’infrangere le barriere che pregiudizi radicati hanno poste tra le varie scienze (pp. 251-52). Che se poi il Vico medesimo confessa le sue derivazioni da Platone, occorre, d’altro canto, tenere presente che, nel farsi a esaminare l’ideale di giustizia perseguito dal filosofo greco, il Nostro non solo segnalò in quale errore fondamentale era cascato quest’ultimo quando s’era posto a ricercare l’attuazione di quel suo ideale proprio dove non andava ricercata, ma dimostrò per proprio conto che codesta giustizia superiore s’ attua di continuo nella concreta storia dell’umanità (pp. 254-55). Data una comprensione così precisa del problema centrale della filosofia del Vico, è affatto ovvio che il Cauer, cogliendo con eguale precisione l’importanza delle idee vichiane sull’educazione, commendasse la superiorità attribuita da un noto passo àe\V Autobiografia (Opp ., V, 13-15) agli humaniora sulle discipline matematiche e naturalistiche tanto studiate ai tempi del Nostro : un passo che, al dire dello studioso tedesco, sarebbe stato opportuno trascrivere nella sua interezza a uso di coloro che ritenevano scaturire dallo studio delle discipline naturali, e in genere