Bibliografia Vichiana II
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QUOTE - BUCKLE
quotidiana ». E, dopo avere osservato che, pure con varianti, codeste idee sono ripetute nel Diritto universale e nelle diverse redazioni della Scienza nuova , e avere aggiunto (con un errore di valutazione perdonabile in un inglese) che la forma « prolissa » del Nostro « non rende giustizia alla sua possanza di pensatore originale », il Grote riferisce in italiano, dalla prima edizione del Ferrari, i punti salienti del primo capitolo della Metafisica poetica (Opp ., IV, capovv. 875-78). Nella seconda nota l’autore richiama l’attenzione su questi fatti : che la Scienza nuova considera i miti primitivi e i poeti teologi, che ne furono i foggiatoti, sotto il loro giusto aspetto « e assegna loro il posto dovuto nel cammino ascensionale delle società umane»; che essa riconduce i miti all’originaria età religiosa o poetica, « nella quale sentimento, fantasia e senso costituivano l’intero capitale della mente umana »; che le dottrine mitologiche di « questo distinto italiano, precursore di Federico Augusto Wolf nei riguardi dei poemi omerici, così come del Niebuhr nei rispetti della storia romana », sono da ritenere « non meno esatte che profonde »; che ovvio corollario di esse è che i tentativi di interpretare, come si dice comunemente, i miti, cioè di convertirli in qualche guisa in concetti fisici, morali e storici adattabili al nostro modo di pensare, anche se presentati quali congetture, sono « essenzialmente improponibili »; e che, « ciò non ostante, il Vico, contraddicendo a codesta sua veduta generale, consacra molta ingenua fatica a tentare di scoprire gl’intimi significati simboleggiati in ciascun mito: significati che esibisce poi in forma di storia civile dei tempi divini ed eroici ». È evidente postilla a il Fisch che il Grote prende abbaglio nell’ interpretare la dottrina vichiana dei « caratteri poetici » : abbaglio in cui forse è da riporre la ragione per cui la censura ora riferita venne soppressa nelle edizioni della History posteriori alla prima. Ma ciò non toglie che Io storico inglese abbia perfettamente ragione nell’asserire che tutte le interpretazioni dei miti, anche quelle così suggestive della Scienza nuova, perché fondate di necessità su mere congetture, sono prive di qualunque fondamento scientifico. Della History v. prima edizione inglese, I, 473, nota 1; 11, 215, nota 1. Cfr. anche la traduzione francese di A. L. Sadous (Parigi, 1864 e anni seguenti), 11, 76-77. Del Cauer v. l’articolo citato sopra, p. 251. 8. E. T. Buckle. Per Enrico Tommaso Buckle (1821-62), del quale s’ è già riferito sopra (p. 290) un giudizio comparativo sul Vico e il Montesquieu, la Scienza nuova contiene « le vedute più profonde sulla storia antica », sebbene, d’altro canto, esse, più che frutto d'un’ indagine sistematica, siauo « figurazioni di verità». Passando poi a un’altr’ordine d’idee, il Buckle osserva che la convinzione profonda che fenomeni cangevoli siano retti da leggi immutabili guidò nel secolo XVII, in un campo limitato, il Bacone, il Descartes e il Newton ; si estese nel secolo XVIII a ogni parte del mondo fisico ; e soltanto nei secolo XIX investì anche la storia dell’ intelletto