Bibliografia Vichiana II

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BRIDGES - STUART-MILL - GROTE

B) Positivisti e razionalisti 5. G. E. Bridges.—ll vanto dei positivisti d’avere loro antenato il Nostro s’incontra altresì nell’articolo Fetichism and Positivism di Giovanni Enrico Bridges. Il quale premesso che il Vico fu il primo a fare oggetto d’uno studio sistematico la tendenza dell’uomo primitivo vedere feticci nel mondo circostante e, per tal modo, anche il primo a porre, come poi Augusto Comte (v. sopra pp. 550-51), le basi a una filosofia positiva, cita a sostegno, abbreviandoli, taluni passi della seconda Scienza nuova. L’articolo, inserito nella Positivist review, venne raccolto nel volume «J. H. Bridges, Illustrations of positivism », edizione Jones (Chicago, 1915), pp. 352-58: cfr. p. 353 (citato dal Fisch). Pei passi vichiani allegati, Opp., IV, capovv. 180, 377, 405. 6. G. Stuart-Mill. —S’ è visto già (p. 551) che nel 1844 egli confessava al Comte di non avere letto mai il Vico. Ciò, per altro, non gli aveva inibito, l’anno prima, di toccare del Nostro nel terzo capitolo del secondo volume del System of logie ratiocinative and inductive (Londra, 1843). 7. G. Grote. Della History of Greece di Guglielmo Grote (1794-1871), venuta fuori dal 1846 al 1854, il Cauer, prima ancora che se ne terminasse la pubblicazione, scriveva che l’autore, «il quale, con tanta avvedutezza, finezza di giudizio e gusto, s’è assunta di recente la revisione della storia greca, deve, per quanto concerne lo svolgimento di questa nelle epoche più antiche, quasi tutto al Vico». Qualche studioso specialista dovrebbe approfondire e documentare codesto giudizio. A ogni modo, il Grote consacra al Nostro due lunghe note a piè di pagina. Nella prima è posto in forte rilievo che «l’analogia mentale tra le prime fasi dell’incivilimento umano e l’infanzia dell’individuo è esposta sovente e con forza nelle opere del Vico »; che « questo pensatore eminentemente originale insiste sulla sensibilità poetica e su quella religiosa, considerate come quelle che si sviluppano per prime nella mente umana e forniscono non solo il filo conduttore per la spiegazione dei fenomeni esistenti, ma altresì un alimento alle speranze e ai timori e mezzi efficaci d’incivilimento a uomini di genio nei periodi in cui la ragione sonnecchia ancora »: che il Nostro, mentre scopre che « la filosofia spontanea dell’ uomo », è « nell’istinto a personificare », fa notare altresì che « in un’ età di fantasia e di sentimento le concezioni e il linguaggio della poesia coincidono con le concezioni e il linguaggio della realtà e della vita