Bibliografia Vichiana II
BUNSEN - MAURICE
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sociale di ciascuna nazione sono riposte « una prova del governo morale del mondo e una manifestazione di ordine, di giustizia e di progresso, più forti di qualunque argomento a priori si voglia fornire » idea direttiva soggiunge molto più importante per la filosofia uni; versale della storia che non siano nell’opera vichiana le ricerche parti, colari, «frammiste sovente a favole e fantasie», e poche delle qual. « sono ora di qualche interesse così sotto l’aspetto storico come sotto; quello filosofico ». Per tornare al Maurice, ciò che più Io colpì fu l’isolamento intellettuale del Vico, vale a dire l’assoluta mancanza di successo immediato a cui andò incontro la Scienza nuova : infortunio che allo scrittore inglese sembra tanto più singolare in quanto, nel suo genio, il Nostro avrebbe avuto bene il diritto a che, attraverso lui, la restante Europa ascoltasse la voce dell’ltalia, e d’un’ltalia parlante questa volta non per se sola in particolare, ma quale rappresentante di tutte le nazioni. E, nel farsi a indagare le cause d’un fenomeno siffatto, il Maurice ha il merito di non essersi indugiato, come usava e usa da parecchi, sull’ermetismo, più immaginario che non effettivo, dello stile vichiano, bensì, appressandosi molto più al vero, di avere dato importanza a questi due fatti : all’avere il Vico consacrato tutta la vita a un’indagine, che, meramente scientifica, era priva di qualsiasi addentellato con gl’ interessi pratici del suo tempo e del suo paese ; all’avere egli perseguito codesto fine con un metodo adottato largamente un secolo dopo, ma al principio del secolo decimotlavo affatto inusitato. Grandissima soggiunge il Maurice a rincalzo fu la risonanza del Montesquieu e del Voltaire in tutta Europa ; ma grandissima essa era cominciata con 1’ essere ,in Francia; e grandissima colà, perché il Montesquieu, pure tra i suoi studi d’indole generale, si rivela sempre un nobiluomo della Francia meridionale, e il Voltaire, con tutto il suo cosmopolitismo, fu l’oracolo di Parigi e il modello degli scrittori francesi. Il Vico invece, lungi dal rivelarsi mai nella Scienza nuova il napoletano che parla ad altri napoletani, volle di proposito essere in essa soltanto il cosmopolita che si rivolge al mondo intero intorno a problemi comuni a tutto il genere umano ; e ciò gli creò intorno il deserto. Notevole altresì la guisa in cui il Maurice tratta il consueto parallelo tra il Vico e lo Herder. A gran torto dice quest’ultimo addita la strada che si propone di percorrere come non tentala mai da alcuno. La filosofia dell’umanità era stata affrontata primamente dal Vico con la medesima ampiezza che, in tempi più antichi e più recenti, altri filosofi avevano trattato e tratteranno la filosofia della mente e quella della natura. Che se poi il filosofo italiano non portò nelle sue indagini speculative quel grosso bagaglio di cognizioni enciclopediche ammassate dallo Herder, c’era in lui una penetrazione così profonda nell’intendere segni e simboli, un genio critico così allo, da rendere addirittura improponibile qualsiasi paragone tra lui e lo scrittore prussiano. Tanto che conclude oggi nei vari paesi europei, e fors’anche nella stessa Germania l’efficacia del primo si avverte molto più che non quella del secondo Cfr. Federico Denison figlio, Life of Frederick Denison Maurice (Londra. 1884), I, 185 (citala dal Fisch).