Dall Adriatico al Ponto ammaestramenti storici

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non si incrociano, ma la comunanza di vita è tuttavia assai notevole pr e chè i secondi coltivano la terra dei primi e, con la terra, tengono spesso le greggi. Abbandonando questa digressione, che tuttavia potrebbe servire a qualche halcanologo di buona volontà, e volendo tirare una conclusione da quanto ci offre la storia, io penso : perchè, alla distanza dì duemila anni, l’ltalia non accetta gli ammaestramenti immortali e le forze che le ha lai i sciato Roma ? E ignoranza ? E timore ? Consideriamo due cose ; l’ltalia vuol essere nel novero delle grandi potenze. L’ltalia ha accettato il guanto di sfida che, le veniva gettato per la questione balcanica. Ma l’ltalia, indecisa sempre, fa una politica completamente contraria ai due concetti suesposti : la nostra penisola, proseguendo di questo passo, non tarderà a trovarsi completamente in balia di sè stessa e schiava nel suo mare. Là fra i Carpazi, il Danubio e il mar Nero, vive la lingua e il popolo e scorre il sangue di Roma che nobilmente lotta in mezzo a slavi e magiari. Porgiamo la mano alla Romania, a quella nostra sorella che ricorda le glorie leggendarie delle legioni di Trajano o accomuniamo insieme le forze per difenderci dai popoli del Nord che insidiano alle nostre rive con tanta energia e tanta costanza. Torniamo all’antico. Che facciamo oggi noi nella penisola balcanica? Come timidi topolini grattiamo le coste dell’Adriatico e del Jonio ; ma la polpa è degli altri. Entriamo nel lago di Scutari a dispetto di tutti. Andiamo nel mar Nero senza una meta e un programma, come se non esistesse concorrenza, o, in altra parola, portiamo in giro le navi tanto per farci vedere. Sfido a provare che all’infuori che ad Odessa, Calata o Braila noi andiamo nel mar Nero per far commercio. Non abbiamo vere agenzie commerciali che a Costantinopoli. Non mandiamo mai missioni in giro ; ci sembrerebbe temerità imitare gli altri Stati che traggono tanti ammaestramenti dalle missioni. Non comprendiamo che in Oriente si deve vivere col fasto e teniamo invece ad apparire quel che non siamo. La nostra politica nella penisola balcanica deve seguire l’orma romana ; deve, cioè, svolgersi in senso periferico e per penetrazione, senza timore. Non sarà mai detto abbastanza che noi dobbiamo stringere il pili cordiale e intimo accordo con la Romania alla quale ci dirigono ricordi storici e interessi etnici di primo grado. La Romania sia per noi sul Danubio quello che sarebbe dovuto essere sull’Adriatico il Montenegro. Con la Romania e col Montenegro noi non dobbiamo assolutamente trascurare la Bulgaria e la Serbia. Ma facciamo sul serio una politica seria ! Torniamo all’antico. Utilizziamo il Danubio, Perchè ? Abbiamo visto che anche noi, come i romani e i veneti, non abbiamo migliore fortuna nella penetrazione delle terre dellTlliria, La sterilità e la conformazione oro-idrografica di quei paesi non danno oggi, come non diedero mai, sufficienti vantaggi e ci troviamo, in più, a lottare contro la propaganda austriaca, fortissima tanto all’interno quanto