Dall Adriatico al Ponto ammaestramenti storici

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mare », e gli uni e gli altri accennano ai Carpazi ed all’Abruzzo, indicando montagne alte e complesse. Chi erano quei coloni coi quali Roma aveva popolato tutta la parte più fertile della penisola balcanica? E possibile trovare in essi qualche traccia dell’ istituzione dei clienti ? Se noi poniamo mente che i Romani furono legati alle consuetudini più di qualsivoglia altro popolo, non dobbiamo anche dimenticare i rapporti che esistettero sempre, fin da epoche lontanissime, fra patroni e clienti, i quali rapporti vogliono naturalmente che si debba considerare un popolo conquistatore ed un popolo conquistato. Nella penisola italica, partendo dall’epoca dei re, i clienti erano gli aborigeni, ossia i conquistati, che poi caddero in condizione di vassalli nella loro grandissima maggioranza. Più tardi, durante la repubblica, noa essendovi più elementi da far sorgere dagli avanzi di una primitiva popolazione, i clienti furono coltivatori, ftttaiuoli e operai. E presumibile che i Romani mantenessero e, anzi, rafforzassero l’uso dei clienti nelle conquiste balcaniche, perocché, riammettendo una delle più saggie istituzioni dell’epoca dei re, si aveva il vantaggio dì addivenire ad una combinazione mutualistica fra i clienti e i loro patroni. I primi, infatti, dipendevano da questi per il ius applicationis, dovevano omaggio ai patrono, che, a sua volta, aveva l’obbligo di proteggerli e di difenderli. Coi plebei i clienti formavano la classe dei cives minuto iure , che non avevano la piena cittadinanza, ma che intanto, per il loro numero, costituivano la massa vera nelle imprese militari e coloniali. In altre parole, i clienti erano cittadini romani, dapprima plebei, sotto la protezione dei potenti o patroni. Nei tempi in cui i vincoli dell’antica clientela vennero meno, i clienti non diminuirono mai devozione e rispetto ai loro patroni. I liberti erano sempre i clienti obbligati al loro antico patrono, dovevano dedicarsi con preferenza ai lavori dei campi e soccorrere il patrono nel caso in cui fosse caduto in miseria. Molte città, provincie, re stranieri sceglievano per patroni cittadini illustri di Roma e si onoravano di chiamarsi loro clienti. Questi rapporti intercedevano evidentemente fra patroni e clienti in tutti ì paesi sotto la giurisdizione romana e maggiormente, a parer mio, là dove il sistema coloniale imperiale doveva creare quei vincoli indissolubili fra i colonizzatori e i colonizzati. E quindi logica la mia supposizione che nei valacchi attuali si possa ancora trovare la istituzione dei clientes, ciò che io arguisco dallo stato di comunanza nel quale molto tribù vivono in perfetta armonia con gli albanesi i quali, ritornati padroni assoluti del suolo dopo la decadenza di Roma, si sostituirono ai patroni, continuando a ritenere per clienti i contadini romani o romanizzati che erano vissuti con patroni romani. D’altra parte, perchè non credere che Roma non avesse fatto degli elementi dell’aristocrazia degli illiri, traci e daci altrettanti patroni ? Questo si può pensare perché nell’Albania e nell’Epiro esistono numerosi villaggi costituiti di un nucleo principale di case che formano il villaggio propriamente detto, abitato da albanesi e da albanesi ellenizzati, e un nucleo di capanne più o mono distanti dal precedente, abitato da valacchi, Gli abitanti dei due villaggi non contraggono matrimonio e quind