L'artiglieria all'assedio di Padova nel 1509

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e tonno il numero bisogna, zercha 600» ('). Il r.| aprile 200 facchini Bergamaschi e Bresciani, sotto quattro capi, andavano in campo con obbligo di stare presso l’artiglieria (-). Era questa bene addestrata nell’affrontare i terreni più difficili. A Cormons il 13 aprile 1508 << fo condote le artilarie per strada che io temeria poterli andar a piedi». Difficili furon pure le marci e all’aprirsi della campagna nell’anno seguente. Il 26 aprile 1309 percorsero i 26 chitoni, che intercedono fra Lonato e Brescia « con "gran fatica», il 1. maggio si • o OC* fecero le spianate da Mozzanica verso Rivolta d’ Adda distante 12 miglia, e con grande stento vi arrivarono in sei giorni il 7 maggio. Era provveditore sopra le artiglierie Vincenzo Valier : alla custodia di esse stava, con la sua compagnia di fanti, Lattanzio Bonghi da Bergamo « homo valentissimo et de optima experientia cuor e governo » ( 3 ). I cannoni Veneti vincevano i Francesi per gagliardia e maggior passata ; nonostante scontratisi i due .eserciti il rq maggio fra Agnadello e Pandino, ai primi colpi tutto il campo fu preso da paura, «tutti filze, li par haver i minici a le spale, non si poi trovar modo di mieterli insieme nè con danari nè con careze..,. si vergogna esser italiani.... Iddio ci abbandonò Q O per li peccati. » Le artiglierie di valore inestimabile e le munizioni, dopo essere rimaste per quattro ore abbandonate, caddero in potere dei nemici. Erano 36 pezzi ossia : 8 cannoni da libbre 50, 2 colubrine da libre 40, 5 colubrine da 20, io sacri da 8, 11 falconetti, Valier caduto da cavallo e ferito di lancia al capo, tu poi rimproverato con parole gravi e minacciose dal Doge die gli fece « un gran rebuffo. » OO o Il capitano generale dell’esercito Veneziano, Nicolò Orsini conte di Pitigliano e di Nola, ricondotti con lunghe marcie gli avanzi dell’esercito a Mestre ed a Margheni, intese a ristabilire la disciplina coi mezzi allora usati. Non era tacite tener a segno «tanti strami cervelli». Proibì l’ingresso. nel campo, piantò le forche per i ladri : bandi che le meretrici e i loro mezzani sloggiassero nel termine di due ore pena la frusta: ne partirono mille, rimasero alcune travestite o segrete. Ai disertori, se ripresi, si mozzava il naso e le orecchie ; occorrendo s’impicca van per la gola, poiché il potere del comandante estendevasi usque ad capitelli ; e una volta che i disertori eran tre e mancava il boja, si salvò la vita ad uno a patto che strozzasse gli altri due. Per altro, a quando a quando, si dava « uno bon beverazo a li soldati ».

(ii Sancito, Vili, 61, yi. .Molti cavalli per sfuggire la requisizione furori mandati a Venezia; ma il 16 aprile «fu posto che tutti li cavalli sono in questa terra, sia di chi si \ oja, in termine di zorni do sì dagino in nota sopra le camere ini pena et fu presa c la mattina seguente pubblica in Rialto». (2) Sancito, Vili. 38. (3) Sancito, VII, 511,