L'artiglieria all'assedio di Padova nel 1509

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arcata dentro la città, ma di lancio - per diritta linea si diceva - contro le mura allo scopo di aprire la breccia. Si aggiunga che i cronisti contemporanei e testimoni oculari dei fatti, come lacopo Bruto, Gianfrancesco Buzzacarini, Bartolomeo Cordo, mentre notano il numero e il peso delle palle cadute, il calibro delle bocche da fuoco e molte altre particolarità, di palle esplodenti non dicon verbo; nè certo, se fossero avvenuti, avrebbero taciuto di questi scoppi che spargono tutto intorno lo spavento e la morte. «Vi fu chi credè adoperate le bombe nella guerra di Napoli del 1495 e nell’assedio di Padova del 1509; e questi due casi sono citati come di eventi assai celebri ; ma chi ciò disse ignorava la storia militare di quei tempi, imaginandosi che all’esistenza c all’uso del mortaio dovessero necessariamente andare uniti l’esistenza e l’uso delle bombe, mentre è certo che quei mortai non lanciavano che palle (*) ». Le notizie di tonte tedesca concordano, in questo particolare, con le nostre. David Schònherr, che intorno a quest’argomento attinse cognizioni importanti sia dai documenti ufficiali austriaci conservati negli archivi di Stato, sia dalle lettere intercettate a due corrieri, l’uno diretto il 15 settembre 1509 dal campo imperiale verso Innsbruch, l’altro nell*ottobre da Innsbruch verso l’ltalia e custodite a Venezia, parla bensì di palle di pietra edi palle di ferro, ma non mai di bombe ( 2 ), Sicché si deve conchiudere che non se ne scagliarono nè dalle batterie imperiali nè dagli spalti della città assediata. A che dunque serviva questa ferrea sfera vuota nell’interno? e a qual uso fu cosi fabbricata ? Giudico fosse un proiettile a caricamento incendiario, una palla cioè destinata a spargere fuoco corne già fin da allora si usava. La vignetta, riprodotta alla tav. VII, chiarisce e conferma questa spiegazione. Vi si vede infatti una di queste palle che, uscita dalla bocca di un grosso mortaio, manda vive fiamme nel suo viaggio aereo percorrendo la traiettoria; e cadendo dall’alto sulle case sottostanti sfonda il tetto e desta incendi. E superfluo notare che questo disegno non è fatto dal vero, ma condotto con la scorta di schizzi o relazioni antiche a scopo di fare una dimostrazione teorica. Infatti l’ autore, dal quale è desunto, vi pose sotto questa scritta : « Metodo col quale montate e da più uomini servite erano

(1) Martini Fr., Trattato di architettura civile e militare pubblicato dall"architetto Carlo Promis, Torino, 1841, voi. 11, pag. 167. (2) Schònherr David, Der Krieg Kaiser Maximilians I. rnit Venedig Zwei Vortràgc, im Militar Versine zu Innsbruch (18 gcnn. e 28 marz. 1876).