La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

8 PARTE PRIMA

zioni positivistiche, che furono il triste vanto di piccoli uomini del secolo scorso.

L' idealismo puro del passo su riferito è di sapore platonico. E chi vorrebbe meravigliarsene? Leonardo è stato educato nella bottega di Andrea del Verrocchio, l'artista ufficiale di Lorenzo il Magnifico; e Andrea non era il puro artefice : era dotto, letterato, scienziato, sopra la media letteraria degli artisti del suo tempo. Orbene, quale vita di pensiero, nel settimo decennio del Quattrocento a Firenze, poteva astrarre dall’ Accademia Platonica ? E proprio il platonismo, per la concezione puramente spirituale della vita, per la sua reazione contro l’aristoteliimo dominante, permetteva agli artisti del Quattrocento di studiare la realtà esterna con occhi limpidi, con un’aderenza perfetta.

L'atteggiamento vinciano di fronte all’arte e alla natura è assai simile a quello di Leon Battista Alberti, checchè si sia detto; la differenza è solo di quantità e d’intensità. Leonardo portò le sue osservazioni su campi molto più numerosi di quelli conosciuti dall’ Alberti, e, collegando un numero assai maggiore di osservazioni, approfondì la spiegazione dei fenomeni. Eppure resta simile il processo conoscitivo che ambedue hanno attuato come artisti, e che finì per dar loro risultati scientifici.

Se poi dalla educazione tradizionale di Leonardo si rivolge lo sguardo alle sue pitture, si trova confermata la coscienza della funzione spirituale dell’arte.

Per esempio, le figure di Leonardo si assomigliano spesso. La ricerca dunque di esteriorizzarsi, per abbracciare con la coscienza le varietà dell’ universo, per evitare il « sommo difetto », appartiene al teorico assai più che all'artista: questi anzi s'abbandona a ciò ch'egli crede la sua anima subcosciente, nell'ora della creazione. Parimenti, nelle sue composizioni Leo-

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nardo non usa ritratti (e a tutti è noto che la « Gioconda » è