La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

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PREMESSE TEORICHE 9

assai poco « un ritratto »); a differenza del suo contemporaneo, Domenico Ghirlandaio, che accumula ritratti ovunque dipinge. Perchè? Per riflettere il proprio spirito, con le sue innate pre-

ferenze, anzi che rispecchiare la natura. #**

D'altronde, Leonardo conosce bene anche i limiti della sua precettistica. Le regole ch'egli trae dall'esperienza non sono leggi da applicare : sono soltanto riflessioni di coscienza, utile critica per controllare la propria attività. « Queste regole sono da usare solamente per ripruova delle figure... Ma se tu volessi adoperare le regole nel comporre non verresti mai a capo e faresti confusione nelle tue opere » (1).

Concetto necessario per intendere il passo seguente : la pittura « è prima nella mente del suo speculatore, e non può pervenire alla sua perfezione senza la manuale operazione; della qual pittura i suoi scientifici e veri princìpi prima ponendo che cosa è corpo ombroso, e che cosa è ombra primitiva ed ombra derivativa, e che cosa è lume, cioè tenebre, luce, colore, corpo, figura, sito, remozione, propinquità, moto e quiete, le quali solo colla mente si comprendono senza opera manuale; e questa sarà la scienza della pittura, che resta nella mente de’ suoi contemplanti, dalla quale nasce poi l'operazione, assai più degna della predetta contemplazione o scienza » (2).

Gli « scientifici e veri principî » sono le regole dell’esperienza, non l’attività artistica, che è « più degna » degli stessi «princìpi ». Non mi pare quindi che in questo passo ci sia la confusione, che altri (3) ha voluto vedere, fra immaginativa e co-

(1) Richter, 18.

(2) Trattato, B. 29.

(3) B. Croce, Leonardo filosofo, in Leonardo da Vinci, Conferenze fiorentine, Milano, 1910, p. 245.