La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

10 PARTE PRIMA

gnizioni astratte, specie perchè Leonardo stesso distingue esplicitamente la scienza della pittura (cognizioni astratte) e la mente dei contemplanti (immaginativa). Anzi, dal passo suddetto si può bene derivare la convinzione in Leonardo del carattere creativo e non imitativo dell’arte, e dell’ identità fra attività spirituale ed estrinsecazione dell’opera d'arte.

Più chiaramente altrove: il pittore deve attendere « col disegno a dare con dimostrativa forma all’occhio la intenzione e la invenzione fatta in prima nella |sua] immaginativa » (1).

Qui si ravvisa un pieno accordo con la tradizione, per esempio coll’Alberti : « Seguita ad iscrivere il Pittore, in che modo possa seguire con la mano quanto avrà collo ingegno compreso » (2). Anzi Leonardo riesce a perfezionare, precisando, la concezione albertiana.

Diverso linguaggio egli adopera quando tratta delle coenizioni necessarie al pittore :

« Dice qui l'avversario che non vuole tanta scienza, che gli basta la pratica del ritrarre le cose naturali; al quale si risponde che nessuna cosa è che più c' inganni che fidarsi del nostro giudizio senz'altra ragione, come prova sempre l’esperienza, nemica degli alchimisti, negromanti ed altri semplici ingegni » (3).

Qui è nettamente dichiarata l’opposizione fra scienza e giudizio. In questo caso egli adopera giudizio nel senso della prima subcosciente attività spirituale, e non nel senso di ragion critica. E altra volta, quando deplora che la pittura sia ancora classificata fra le arti meccaniche anzichè fra le liberali, egli chiama quel subcosciente giudizio con il più appropriato fra i nomi che gli siano stati tuttora trovati, « fantasia » :

(1) Trattato, B. 73. (2) Della Pittura, in Opere volgari di L. B. ALBERTI, ed. Bonucci, Fi-

renze, 1847, T. IV, pag. 37. (3) Trattato, B. 739.

uie ia \niii za ai lei lele ee esienti sele n rei tettA. ste nente roca

lil ceneri

ani 2 TREO LA