La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

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L'ARTE DI LEONARDO 173

scoprirvi un orizzonte lontano, di bene squadrare l'insieme. Insomma la oggettività del disegno è evidente. Anche a Windsor (Fig. 11) è conservato un disegno di Leonardo, che rappresenta un paesaggio roccioso; ma gli scuri vi assumono la loro funzione stilistica, sformano i macigni per raggiungere la mor-

bidezza. Se qualche terminazione acuminata non suggerisse la presenza di rocce, esse apparirebbero cavalloni in tempesta. Ecco dunque la trasformazione onde risulta l’arte di Leonardo.

Nel paesaggio di Windsor la matita tenera sbava ; in quello degli Uffizi il tratteggio è nitido. Di questo Leonardo si serve sopra tuito per le sue determinazioni oggettive, sebbene collo ispessire e diradare di continuo e rapidamente il suo segno, ottenga l’effetto di moto atmosferico. Per esempio, Venezia (B. 1i01. Fig. 12) e Windsor (B. 1128. Fig. 13) posseggono disegni, ove il tratteggio sparisce in una nebulosa donde risalteno immagini di danzatrici, stilizzate in un sussulto ritmico di corpi e di vesti sfumate.

È certo perciò che quando ha intenzioni più scientifiche che artistiche, Leonardo ricorre di preferenza a un tratteggio retto, fermo, crudo, che sembra disegnato da un’altra mano. Guardate tutti i suoi disegni di macchine, di anatomie equine ed umane: la realtà s'impadronisce del disegnatore, non lo lascia sentire nè sognare; quanto più chiari sono i termini tanto meglio sembra attuato lo scopo. Vien meno quindi la morbidezza ; e l’artista si ritrae perchè l’occhio veda con esattezza scientifica. È a Windsor un disegno di piante (Fig. 14) ove la penna arida oggettiva il motivo con assoluta impassibilità; sembra che voglia sezionarlo per meglio conoscerlo, e ne uccide la vita artistica.

Per la medesima ragione le caricature di Leonardo sono assai raramente opere d’arte (Fig. 15). Il tratteggio riesce a

caratterizzare con precisione assoluta i vari elementi, più o meno