La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

12 PARTE PRIMA

opere, le quali saranno di qualità che fermeranno gli uomini con ammirazione a contemplar le loro perfezioni » (1). Concetto questo che ritorna altrove di frequente (2), e assume particolare rilievo dal suo evidente significato di programma personale, di confessione autobiografica.

Di fronte alla natura, l’arte, secondo Leonardo, assume il carattere di superamento, perchè finita è la natura, infinita la fantasia.

« L'occhio abbraccia la bellezza di tutto il mondo..., su pera la natura, perchè i semplici naturali sono finiti, e le opere che l’occhio comanda alle mani sono infinite, come dimostra il pittore nelle finzioni d'infinite forme di animali ed erbe piante e siti.» (3).

Dopo di che, il celebre passo « dico ai pittori che mai nessuno deve imitare la maniera dell’altro, perchè sarà detto nipote e non figliuolo della natura ; perchè, essendo le cose naturali in tanta larga abbondanza, piuttosto si deve ricorrere ad essa: natura che ai maestri, che da quella hanno imparato » (4) facilmente s’ intende nel suo rapporto con un altro passo: « tristo è quel discepolo che non avanza il suo maestro » (5). Si tratta cioè di una esortazione alla originalità, alla personalità necessaria nella interpretazione della realtà, perchè l’opera prodotta sia veramente opera d’arte, non di una esortazione a imitare puramente e semplicemente la natura. Tanto più che il concetto della necessità di essere originali in pittura ritorna altrove, accentuato fino al parossismo : fra le scienze «la pitiura è la prima ; questa non s’ insegna a chi natura nol concede, come fan le matematiche, delle quali tanto ne piglia il disce-

(1) Trattato, B. 400,

(2) Per esempio, Trattato, B. 54 e 59. (3) Trattato, B, 24.

(4)) Trattato, B. 78.

(5) Richter 498.

PIRELLI pn