La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

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L'ARTE DI LEONARDO 183

il suo amore per il paesaggio : è amore insito nell'animo suo. Il più antico disegno datato di lui, come s'è detto, rappresenta soltanto un paesaggio; non ancora tradotto, secondo uno stile personale, nel proprio stato d'animo. Furono i modi di questa traduzione ch'egli trovò da sè, riflettendo su esempi pittorici che aveva davanti agli occhi.

Michelangelo, che disprezzava la pittura di paesaggio, la identificava con la pittura famminga. E la pittura fiamminga era largamente nota nell'Italia del Quattrocento. Sopra tutto il trittico Portinari di Hugo van der Goes produsse una profonda impressione sui Fiorentini. Eppure esso manifestava una palese inferiorità di fronte all'arte fiorentina del tempo, sia nella costruzione della figura umana e della composizione, sia nella scienza prospettica, sia, anzi sopra tutto, per la mancanza di uno stile unitario che improntasse di sè ogni cosa rappresentata. Tali inferiorità provenivano dal fatto che Hugo van der Goes era un continuatore decadente di una grande corrente artistica, che soltanto in precedenti generazioni aveva prodotto capolavori perfetti. Tuttavia, della scuola onde derivava, egli manteneva un elemento di grande avvenire, che mancava nella pittura fiorentina : la capacità di rendere la materia delle cose. È noto che la percezione della diversità delle materie — stoffe, pietre, metalli, ecc. — ci è consentita da una diversa rifrazione della luce, propria a ciascuna materia. Hugo van der Goes — come tutti i pittori fiamminghi del suo tempo — sapeva assai bene riprodurre tale diversità di rifrazione; soltanto, non si preoccupava affatto di dare una unità di luce all’insieme dell’opera sua, così che le giuste rifrazioni rimanevano come elementi a sè, raccolti assieme e non fusi.

Nell’invertire il rapporto di chiaro e di scuro per le immagini umane, Leonardo ampliò all'infinito la possibilità di