La critica e l'arte di Leonardo da Vinci
LA VISIONE DELLA NATURA 21
biano preparazione candidissima : così si avvicinano ai colori dei vetri (1).
E ricerca la regola per cui i colori siano giusti e posti con « grazia ». C'è una regola, « la quale non attende a fare 1 colori in sè di più suprema bellezza che essi naturalmente sieno, ma che la compagnia loro dia grazia l’ uno all’altro, come fa il verde al rosso, e il rosso al verde, come fa il verde con l’azzurro. Ed evvi un’altra regola generativa di disgraziata compagnia, come l'azzurro col giallo, che biancheggia, o col bianco e simili » (2).
Parole queste che palesano semplicemente il risultato di
un'esperienza visiva, senza alcun fondamento teoretico. La teo-
| ria è quella dei « complementari », già conosciuta dagli antichi, J e a cui Leonardo assegna, sia pur con incerta coscienza, un coml pito di distinzione anzi che di qualità :
« De’ colori di egual perfezione, quello si dimostrerà di maggior eccellenza che sarà veduto in compagnia del color retto contrario. Retto contrario è il pallido col rosso e il nero col bianco, benchè nè I’ uno nè l’altro sia colore; azzurro e giallo come oro, verde e rosso. Ogni colore si conosce meglio nel suo contrario che nel suo simile, come l'oscuro nel chiaro e il chiaro nell’oscuro » (3).
Ma la varia distanza dei colori dall’osservatore induce Leonardo a riflettere sul loro rapporto tonale :
« Quando un colore si fa campo dell'altro, sia tale che non palano congiunti ed appiccati insieme, ancor che fossero di medesima natura di colore, ma sieno varî di chiarezza, tale quale richiede |’ interposizione della distanza e della grossezza del-
d l’aria che fra loro s' inframmette, e con la medesima regola
' (1) Trattato, B. 187. È (2) Trattato, B. 186. (3) Trattato, B. 254.