La critica e l'arte di Leonardo da Vinci
22: PARTE PRIMA
vada la notizia de’ loro termini, cioè più o meno espediti o confusi, secondo che richiede la loro propinquità o remozione » (1).
Quale sia l’effetto dell’ inframmettenza dell’aria osserva Leonardo : « Delle cose più oscure che l’aria, quella si dimostrerà di minore oscurità la quale sarà più remota ; delle cose più chiare che l’aria quella si dimostrerà di minor bianchezza che sarà più remota dall'occhio. Le cose più chiare e più oscure che l’aria in lunga distanza scambiano colore, perchè la chiara acguista oscurità e l’oscura acquista chiarezza » (2).
Per intendere la portata di tale affermazione basti ricordare un passo dell’Alberti: « Quanto maggiore sarà la distanzia, tanto la veduta superficie parrà più fosca » (3). L'Alberti cioè riduce il rapporto tonale dei colori, dovuto alla prospettiva aerea, al semplice chiaroscuro. Nella figura umana il chiaro rileva e lo scuro indietreggia : riduzione dell'effetto pittorico all'effetto plastico. Leonardo ha iroppo guardato la natura per commettere un simile errore: egli ha veduto tutta la libertà della luce del mondo, irriducibile al semplice chiaroscuro. Il rapporto tonale fra i colori, quando c'è di mezzo l’aria, è indiretto; è inversamente proporzionale .all’oscurità del colore rispetto all'aria. Onde si offrono infinite possibilità agli effetti pittorici. Senza la conoscenza di tale rapporto non sarebbero stati gli sfondi luminosi di Paolo Veronese.
Ma Leonardo non dà alla sua scoperta quella felice interpretazione cromatica che le diede, per esempio, Paolo Veronese. S’ interessa al problema esclusivo della luce, in rapporto colla distanza, e mette în secondo piano il colore :
« La prima cosa che de’ colori si perde nelle distanze è il lustro, loro parte minima, e lume de’ lumi; la seconda è il lume,
(1) Trattato, B. 151. (2) Trattato, B. 189 (3) Della pittura, in Opere volgari di L. B. Alberti, T. IV, 1847, pag. 21.