La critica e l'arte di Leonardo da Vinci
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LA VISIONE DELLA NATURA 25
s'avevano sotto gli occhi il principio che bandì il nero dalla tavolozza dell'artista, il punto di partenza di tutto il rinnovarsi della pitiura moderna, in quanto permise ai colori di associarsi fra loro confidenzialmente, senza dover fare 1 conti con un intruso, un non colore, il nero.
Ebbene : il primo ad avere coscienza delle ombre azzurre, poichè le vide nella natura col suo occhio acutissimo, fu appunto Leonardo (1). Nè si attenne alla semplice constatazione del fatto, anzi ne trasse la logica conseguenza :
« E ti hai a ricordare che mai le ombre sieno di qualità, che per la loro oscurità tu abbia a perdere il colore ove si causano, se già il luogo dove i corpi sono situati non fosse tenebroso » (2).
Ombre cromatiche, dunque. Non privazione di luce, ma trasformazione del colore originario. È qui tutia la teoria dei rapporti tonali del colore; è la coscienza di tutta quella civiltà del colore che fu dei Veneziani del Cinquecento, e che non fu di Leonardo soltanto perchè la sua coscienza critica del tono non si trasformò mai in attività creatrice. E la ragione ne è storica, come diremo. Basti per ora constatare ch'egli seppe veder nella natura assai più di quel che abbia potuto attuare nell'arte. Il suo giudizio, ha confessato egli stesso, superava la pratica.
E la bellezza del colore in quale rapporto si trova con la condizione di illuminato o di ombrato? La risposta di Leonardo è incerta, e in parte contraditoria. Una prima volta dichiara : « ogni colore è più bello nella sua parte illuminata che nell’embrosa » ; un’altra volta ammette che il verde e |'az-
(1) Ciò che fu riconosciuto anche da uno scienziato, M. v. BriickE, Ueber die Farben etc. In Sitzungsberichte der K. Akademie der Wissenschaften, Wien, 1852. Cfr. Raccolta Vinciana, VIII, pag. 30.
(2) Trattato, B. 477.