La critica e l'arte di Leonardo da Vinci
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LE PREFERENZE ARTISTICHE 5i
mente limitato da una sottilissima linea continua, armoniosamente accordato con altri piani, ben nitidi per il rilievo prodotto dal graduar lieve della luce. Chi non vede il ritratto di donna di Antonio Pollaiolo nel Museo Poldi di Milano? E però la definizione dell’Alberti signoreggiò, come incontrastato modello, tutto il Quattrocento.
Lo stesso Piero dei Franceschi (1), pur così personale artista, non si allontana troppo dall’ Alberti :
« La pittura contiene in sè tre parti principali, quali diciamo essere : disegno commensuratio et colore. Disegno intendiamo essere profilo et contorni, che nella cosa si contiene ; commensuratio diciamo essere essi profili e contorni proporzionalmente posti ne’ lochi loro; colorare intendiamo dire colori, come nelle cose si dimostrano chiari et oscuri, secondo che i lumi devariano ». Piero dei Francesci, cioè, appena accentua la concezione matematica della composizione, e appena accenna a una maggior considerazione del colore in sè.
L'accordo, quasi matematicamente preciso, dei Fiorentini del Quatirocento sulla concezione della pittura, fu dunque rotto da Leonardo. Certo, alle sue molte definizioni egli non riesce a togliere il disaccordo: ma è disaccordo apparente. Poichè ogni volta che riprende a pensarci su, un nuovo aspetto della questione gli appare, nuove necessità gli si presentano. In ogni modo, nei primi tre fra i passi citati, Leonardo non si discosta troppo dalla tradizione albertiana, se non per abolire la composizione e per considerare il movimento. Resta tuttavia nella sua mente, come in confusa coscienza, la doppia funzione disegnativa e chiaroscurale della pittura, e 1’ identificazione del colore col chiaroscuro. Ma già nel quarto passo, Leonardo sposta il problema; il disegno non c'entra più. La visione è
(|) Petrus Pictor Burgensis, Prospectiva Pingendi, c. I. Strassburg, 1899.