La legazione del cardinale Antonio Berberini nella Guerra del Monferrato
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ai li i cheli gii di vestire la pelle del leone sopra a quella della volpe, e colorire così i disegni da lungo tempo dissimulati. li successo sorrise fin dal principio a Luigi XIII. le cui soldatesche s’impadronirono successivamente di Susa e di Casale (1). Intanto l’imperatore Ferdinando 11, stretto intimamente alla Spagna. inebbriato dai suoi trionfi, si lasciò trascinare a grandi sbagli di politica, tra cui la guerra ili -Mantova, ohe glinimicò tutta l’ltalia (2). La Francia per deviare questa piena, iniziò trattative di pace, che non raggiunsero alcun effetto, perchè tanto l’imperatore, al quale rimanevano quell esuberanza di spiriti, che è il frutto di una vittoria intera e lungamente contrastata, e numerose soldatesche di ventura da impiegare, (pianto la Spagna, la. quale, rianimata dall’esempio di Ferdinando, si apparecchiava a sostenere con maggior vigore la guerra, pretesero soddisfazioni maggiori di quelle che Luigi XIII ed il Richelieu fossero disposti a concedere (8). Se non che la guerra, la quale prolunga-vasi con danno infinito delle nazioni contendenti, non poteva non destare nel pensiero e nella coscienza dei popoli il desiderio, la brama di venire ad un accordo definitivo. Per raggiungere questo scopo era necessario, indispensabile elio un principe, il quale godesse di molta autorità e considerazione, e non fossi ll direttamente interessato nella questione, assumesse la direzione delle trattative di pace. Questo compito, per la influenza morale e spirituale esercitata dalla S. Sede, pei* il carattere di universalità propria a quest’autorità, e, finalmente, per non esser la Chiesa di Roma interessata materialmente e direttamente all’ esito della guerra, spettava ad Urbano VITI, il quale, pur essendo favorevole alla Francia, pur vedendone di buon occhio il trionfo, fu spinto ad accettare il grave incarico pel grande timore ispiratogli dalla Spagna e dai preparativi di guerra della Germania. Allo scoppio della guerra del Monferrato il pontefice aveva ostinatamente contrastato i disegni delle due grandi potenze della Casa d’Absbnrgo, cui il cattolicismo andava debitore del suo restauro, e dalle quali, o vincitrici o vinte, dipendevano in parte le sorti della Chiesa Apostolica Romana ; spaventato poi dal grande incendio di guerra, che minacciava travolgere non che l'ltalia, tutta 1 Europa, assunse, benché a malincuore, la missione di mediatore, e nominò il nipote Antonio Barberini, legato di Bologna, con incarico di trattare personalmente della pace. Nòstro compito è di esaminare, sulla scorta di documenti inediti, i maneggi ed i negoziati di pace, iniziati c condotti a termine dal cardinale Antonio, e dedurne la linea di condotta da lui seguita e gl’intendimenti del pontefice Urbano Vili suo zio. Por dirigere il movimento politico e diplomatico di quel secolo difficile e tenebroso, nel quale interessi d indole affatto opposta cozzavano tra di loro, e passioni terribili si scatenavano furiosamente, sarebbe occorso un uomo d’alto senno politico, dotato di grande animo
1) Vedi Ricotti, Storia della Monarchia Piemontese. - Firenze, G. Barbera edit.. 1861. voi. 4°, pag. 251-53. . . (2) Vedi Gkegorovius, Urbano Vili e la sua politica d opposizione alla Spagna e all’lmperatore. - Roma, Frat. Bocca e Chib. edit., 1877, pag. 15. (3) Vedi Ricotti, opera citata, pag. 251-53, voi. 4°.