Per un'intesa economica fra l'Italia e l'Austria
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a) Si sente dire dappertutto che le spese per gli armamenti tornano a vantaggio dell’economia nazionale, poiché la costruzione del materiale dà lavoro ad imprese industriali, ad operai e offre un mezzo ad utili investimenti di capitali. Ma si può obbiettare che quanto maggiore è la quantità di materiale d’armamento che si fabbrica in un paese, tanto maggior quantità di capitale e di lavoro viene sottratta alle altre branche di produzione; cioè il capitale occorrente per ogni altro ramo di produzione diventa più caro a misura che aumentano le spese per gli armamenti. Crii Stati in cui l’industria non è molto sviluppata hanno inoltre lo svantaggio di dover ritirare il materiale dall’estero, nel qual caso è evidente che la economia nazionale non può risentire alcun benefìcio dalla costruzione di armamenti. A proposito della produttività delle spese militari è facile subire l’influenza d’una « illusione ottica ». Si pensa cioè che il prelevamento e l’impiego del denaro necessario agli armamenti avvengano contemporaneamente e che quest’ultimo ritorni a vantaggio di quelli stessi che hanno contribuito a fornirlo. Ma fra l’atto della contribuzione dei mezzi finanziari e quello del loro impiego corre un intervallo non indifferente, durante il quale numerose esistenze possono avere risentito grave danno, anzi aver subito una rovina, per i sacrifìci fatti. Gli individui interessati poi non sono mai le stesse persone: nel primo atto si tratta di grandi masse popolari, poiché è dal popolo che si preleva la maggior parte delle imposte ; nel secondo atto invece agiscono i signori feudali, l’aristocrazia del danaro, e soltanto in linea affatto secondaria gl’impiegati e gli operai.