Venezia e la Lega di Cambrai

» neziani ed i Padovani - e gli altri popoli di questa » Marca, nascendo, nascono uomini di una medesima » lingua e dì un medesimo costume, i quali spesse fiate » una stessa cagione e disgiunge-e congiunge insieme, » come infatti usa fare. Ma gli odii dei barbari contra » noi non sono per cagione mutabili di dì in dì ; sì veli ramante perpetui per ferma consuetudine e per natura. » Laonde mi rendo sicuro, che non molto avrete speri» meritato 1’ aspro lor giogo, che da voi stessi doman') derete la compagnia dei Veneziani, da cui non potrete > star separati non meno per la propinquità ed amor » nostro antico, che per la fastidiosità di coloro (1) ». Anche se il Cappello non pronunciò mai un discorso di questo tenore, ad ogni modo esso ci manifesta l’opinione dello scrittore, che non era senza dubbio in quel tempo l’eco di un'anima solitaria. Gerolamo Frinii deplora 1’ accecamento dei signori italiani, poiché non capivano <i che la festa dei Vene» ziani sarà la sua vigilia, idest che minati Veneziani, » il giorno driedo saranno chazati di li loro stadi et » morti et minati et impregionati, perche li signori ni» tramontani harianno natura et costume de non voler » compagnie in le signorie et dominactione et volevano » essere signori del tutto (2) ». 1 soldati di Venezia prima di cimentarsi coi Francesi ad Agnadello, alzavano il grido in campo: Italia! f talia ! Marco ! Marco ! [ 3), e il cavaliere Alvise Mocenigo, savio di terraferma, propose la parte in Pregàdi di scrivere ai provveditori che 1’ esercito passasse 1’ Adda al grido d’ Italia e di libertà, e che s’inalberasse un vessillo coll’ effigie di S. Marco

(j) O. c., lett. 23, pag. 89, vedi anche lett. 19, pagg. 70-75. (2) Piiiuri, ms. cit c J32V. (3) Sanuto, Diari. Vili, col. 177.

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