Bibliografia Vichiana I, стр. 232
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N. E D. CONCINA
stica e due opuscoli, che furono certamente le Vindiciae e il De mente heroica. Circa diciotto mesi dopo, 1’ 11 decembre 1734, da Venezia, 10 stesso padre Daniele preannunziava al Nostro l’invio d’un « libretto » del fratello, nel quale scriveva «fa giustizia alla sua singolare ed incomparabile virtù, riponendo il suo nome glorioso tra i pochi sapienti veri della nostra Italia nelle filosofiche scienze ». Ed effettivamente in quell’opuscolo, intitolato « Origines, fundamenta et capita prima delineata iuris naturalis et gentium, quae explicabit in Gymnasio patavino a mense novembri anni MDCCXXXIV in sequentem annum frater Nicolaus Concina etc. etc., publicus professor metaphysicus » (s. 1. a., ma Padova, 1734, di pagine li in ottavo), si formolava, alla pagina iv, l’augurio che anche in Italia i giovani si dessero agli studi « ontologiae, sive philosophiae primae », nei quali eccellevano « fere innumeri transalpini et pauci quidem itali sapientes », tra i quali il Concina, non senza preporlo al Muratori e a Paolo Mattia Doria, mentovava il Vico, di cui citava il Liber metaphysicus, il Diritto universale e la Scienza nuova. S’aggiunga che alle pagine xxx-xxxi il Nostro era ricordato di nuovo a proposito dell’etimologia della voce « ius », e alla pagina xxxix a quello dell’ « honestas », e alle pagine xli e xlii intorno al vero, all’ « aequum bonum » e ad altre cose, che 11 Concina dichiarava d’avere tolte tutte «ex celeberrimo Vico », ma « levi mutatione facta » : il che valeva a spiegare perché non le avesse stampate, quali passi testuali, in corsivo. Un libretto così riboccante d’entusiasmo non poteva non piacere al Vico, il quale, oltreché encomiarlo nel discorrerne con monsignor Celestino Galiani, volle anche citarlo con elogi iperbolici nella redazione definitiva della Scienza nuova, nella quale il buon Concina che confessava egli medesimo di non avere « talento di fare uso e comprendere il fondo ed il mirabile artificio » del capolavoro vichiano —viene messo accanto a un Grozio, a un Selden e a un Pufendorf, nei cui sistemi di diritto naturale giungeva a scrivere il Vico osservato molti errori e difetti », «ne ha meditato uno più conforme alla buona filosofia e più utile all’umana società ». E di codesta aggiunta, per allora monoscritta, ma resa pubblica nel 1744, 1’ elogiatore napoletano dava anche, in una dispersa lettera dell’estate 1736, annunzio all’elogiato friulano, il quale, nel ringraziarlo (Venezia, 1° settembre 1736), comu-