Bibliografia Vichiana I, стр. 240

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ROMANO

gezione politica alla curia pontificia. Non è quindi da maravigliare se nel 1749, da un lato bruciasse molto incenso al fiero anticurialista e antigesuitista Tanucci e, d’altro canto, non si contentasse soltanto di spulciare la Scienza nuova per fare incetta (impresa tutt’altro che difficile) di proposizioni eterodosse, ma giungesse a ricordare quasi desideroso che eguale trattamento venisse usato alle ossa del filosofo napoletano, morto cinque anni innanzi Amalrico di Bennes eil suo coperto panteismo, che, condannato nel sinodo parigino del 1210 e nel concilio lateranense del 1215, condusse al disotterramento, bruciamento e dispersione delle ossa di chi lo aveva professato. Sia come si sia, sulla polemica Tanucci-Grandi il Romano aveva idee così confuse da credere, tutt’alla rovescia, che non il Grandi ma proprio il Tanucci avesse combattuto quanto il Vico aveva scritto sulla genesi delle XII Tavole (v. sopra pp. 208209): onde, nel pubblicare una Difesa isterica delle leggi greche venute in Roma, contro alla moderna opinione del signor don Giovan Battista Vico (in Napoli, MDCCXXXVI, nella stamperia di Nicola Migliaccio, stampatore dell’ eccellentissima Città di Napoli), commise la dabbenaggine di dedicarla, come a un collega in antivichismo, proprio al vicofilo segretario di Stato per la giustizia nel Regno di Napoli. Naturalmente, il volume non restò ignoto al Nostro, che, quella volta, non degnò di dare per le stampe risposta alcuna. Bensì scrive il Romano nella qui sotto citata seconda edizione del suo lavoro, fosse stato da noi col titolo di dottissimo, di celeberrimo e di altri simili trattato, pure ci addentò in maniera che fu di ribrezzo e di orrore a chiunque vi si trovò presente » : violenza verbale (sia detto tra parentesi) perfettamente credibile, quando si pensi che nella prima stesura delle Vindiciae (v. sopra p. 48) T« ignotus erro» era stato dall’irato Vico qualificato persino « stercus ». Un richiamo, ma amichevole, fu fatto al Romano altresì dal Tanucci, il quale lo rese edotto del curioso equivoco in cui era cascato, e che dal Romano stesso venne chiarito nell’ora mentovata seconda edizione, che, dedicata egualmente al ministro, apparve col diverso titolo : « L’origine della giurisprudenza romana contro alla moderna opinione del signor don Giovan Battista Vico, opera isterica, critica, legale » (in Napoli, per Domenico Roselli, MDCCXLIV). Vero è altresì che anche in questa l’autore, quasi per dare nuova prova di non essere mai al corrente con la letteratura del suo argomento.