Bibliografia Vichiana I, стр. 248
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STELLIMI
chezze ; per ultimo agognano a signoreggiare altrui. Possibile e desiderabile la costruzione d’ una storia ideale dello svolgimento delle passioni e delle opinioni umane e dei costumi e stati sociali correlativi. Ecc. ecc. ecc. Codesti concetti e parecchi altri affini, che si possono sottintendere (per esempio, quello dalla circolarità degli eventi umani, ovverosia la dottrina dei ricorsi), si leggono —ma contaminati con altri, a essi repugnanti, di natura intellettualistico-utilitaristico-sensistica nel De. ortu et progressu morum e nell’ Ethica di lacopo Steliini da Cividale del Friuli (16991770), entrato nel 1717 tra i somaschi e dal 1739 alla morte titolare di filosofia morale nell’Università di Padova. Dei due libri, più maturo è il secondo, pubblicato primamente a Padova nel 1764 ; ma, forse perché anche molto più ampio, mancò a esso la rapida e larga divulgazione toccata al primo, venuto primamente in luce nella stessa città nel 1740 (quattroanni prima della morte del Vico) ; tradotto e ritradotto in italiano col titolo Saggio sopra V origine e il progresso dei costumi; ora nel solo testo latino, ora con la versione italiana a fianco, ristampato più e più volte, tra le quali nei postumi Opera omnia dell’ autore curati dal suo confratello Barbadico (Patavii, 1778-79, in quattro volumi) e nelle Opere varie a cura dell’altro somasco Innocenti (ibid., 1781-84 in sei volumi); e ancora studiato tanto nei primi decenni del secolo decimonono da indurre nel 1829 il Valeriani a darne una molto lodata e ormai quarta versione italiana, col testo latino a fronte, presso Onorato Porri di Siena. Le affinità tra i concetti riferiti or ora e passi notissimi della Scienza nuova si toccano con mano. Eppure non c’ è caso che lo Steliini citi mai il Vico. Coincidenze fortuite ? Questa volta proprio no, giacché tutto sta a mostrare l’impossibilità che l’autore del De ortu e dell’ Ethica ignorasse l’opera vichiana. Era amicissimo del Conti, che s’è già visto (pp. 203-205) quanto impegno ponesse a diffondere non solo tra amici ma anche tra estranei il nome e le dottrine del Nostro. Era collega, nell’ateneo patavino, di Nicola Concina, del quale si sono parimente vedute (pp. 225-27) così la propaganda vichiana che faceva dalla sua cattedra di metafisica, come la polemica orale combattuta, a proposito del Nostro, contro altri colleghi della facoltà di giurisprudenza. Dal Barbadico, nell’ introduzione ai citati Opera omnia, dal Corniani