Bibliografia Vichiana I, стр. 258

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PREMESSA

Liri e magari dalle Alpi, ovvero di viaggiatori stranieri, e in modo particolare tedeschi, i quali, nel raccontare della loro fermata, ormai di prammatica, nella metropoli tirrenica, alle notizie sul Vesuvio, sul Golfo, sugli scavi di Ercolano, sul cosiddetto miracolo di san Gennaro, ne aggiungevano talora qualcuna sul culto quasi religioso che taluni studiosi del luogo avevano consacrato a una sorta di nume indigete, rispondente al nome, ignoto ai più, di Giambattista Vico. Con che, resta perfettamente spiegata la divisione della presente sezione in due capitoli di lunghezza così diseguale, e la suddivisione di ciascuno nei paragrafi dei quali si vedranno via via titoli e consistenza. Per altro, non è da credere che nel presente periodo s’avveri in misura cospicua un inizio altresì d’una comprensione più o meno piena della Scienza nuova. Se, in un certo senso, nemmeno oggi l’intelligenza di quel libro si può dire perfetta, dal momento che il continuo progredire della generale cultura filosofica, storica e letteraria mostra di quando in quando altri precorrimenti vichiani affatto insospettati, piena e sia pure soltanto in forma iniziale, essa non poteva essere nella seconda metà del secolo decimottavo, cioè in un tempo nel quale, oltreché mancare ancora certi presupposti culturali in quanto certi problemi trattati nella Scienza nuova non erano stati peranco affrontati dalla comune cultura europea, imperava tuttora nel campo degli studi Filluministica eredità cartesiana, contro cui l’autore di quell’opera era sceso nell’agone. Tutt’al più, si può parlare d’intravvedimenti parziali, per cui la nebbia, fittissima in origine, venne spazzata qua e là da ora più fiochi e labili, ora più vividi e durevoli sprazzi di luce. All’ avanguardia furono anche questa volta i critici cattolici, i quali, con precisione ancora maggiore di quegl’ignoti che, all’apparire del Diritto universale, trovarono in questo riecheggiamenti delle dottrine ateistiche condannate nel 1693 dalla curia arcivescovile napoletana (v. sopra p. 187), penetrarono, se non altro per quanto li interessava, ossia circa l’origine del linguaggio e del sentimento religioso, nel fondo della filosofia vichiana, scorgendo assai bene, e affermando per bocca del Finetti (v. presente sezione, capitolo primo, paragrafo I, numero 6) che, quali che fossero le personali credenze dell’autore, la Scienza nuova conduceva diritto all’ ateismo o panteismo. Ai cattolici tennero dietro i giuspubblicisti, i quali, ora accettandole, ora