Bibliografia Vichiana I, стр. 259

PREMESSA

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opponendovisi, videro l’importanza di talune teorie vichiane di diritto pubblico, e in modo particolare di quella sulla natura eterna dei feudi. Tra gli studiosi di Omero e della poesia primitiva si cominciò, per lo meno da alcuni, a prestare attenzione più o meno viva alla Discoverta del vero Omero. Alcuni cultori di storia romana antica trassero profitto dalle più volte mentovate « discoverte » compiute dal Nostro anche in quest’altro campo. Ma, non ostante codesti e altri casi di parziale comprensione, quasi del tutto incomprese restarono proprio le concezioni fondamentali della Scienza nuova : quelle dell’arte quale forma meramente fantastica e del mito quale forma semifantastica del conoscere ; quella della priorità ideale della fantasia sull’intelletto e del momento della forza su quello dell’eticità ; quelle dell’identità del vero col fatto e della conversione del certo nel vero ; quella ancora della provvidenzialità immanente della storia, e via enumerando. Si pensi che coloro stessi i quali s’accostarono a qualcuna di codeste teorie, o, come pare fosse il caso dello Hume, del Blair e del Kant, ignoravano persino l’esistenza della Scienza nuova, ovvero, come fu sicuramente il caso dello Herder,pure conoscendola, non compresero punto d’essere stati precorsi e, in codesto precorrimento, già oltrepassati dal Vico. Peggio : dai più non s’intese nemmeno che spirito animatore della filosofia vichiana era l’ardore combattivo contro ogni forma, patente o nascosta, d’intellettualismo, d’utilitarismo, di materialismo e, insomma, d’antidealismo e di antistoricismo : inintelligenza che spiega perfettamente come mai quasi tutti i vichiani del presente periodo, alla guisa che nel periodo antecedente lo Steliini (v. sopra pp. 241-244), ritennero svolgimento e perfezionamento del pensiero del Vico il loro contaminarlo coi principi più a esso repugnanti dell’illuminismo, del sensismo, del materialismo e, negli ultimi anni del secolo, persino del giacobinismo.