Bibliografia Vichiana I

MAGLI - D’ARONNE

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colta a parecchi principalissimi pensieri in metafisica de ’ filosofi leibniziani, e specialmente del signor don Antonio Genovesi (in Napoli, MDCCLIX, nella stamperia di Tommaso Alfano, di pagine lxxxix-224 in ottavo) : il quale « signor don Antonio», nel preannunziare la prossima comparsa di quel libro in una lettera a Ferrante de Gemmis (Napoli, 17 marzo 1759), manifestava il timore che, « a furia di meditare senza giudizio », il suo ex discepolo non fosse divenuto « fanatico, perché è uno di quelli che si credono di vedere tutto in Dio ». A ogni modo, nel dare ragguagli dei suoi studi, il Magli racconta tra l’altro ; lo di provincia venn’ in Napoli la prima volta nel 1739, dopo essere stato nello stesso anno laureato dottore di filosofia e di teologia nello Studio generale dei padri domenicani di Lecce : onde in Napoli non ebbi d’uopo d’andare in altre scuole private che in quella dell’incomparabile Giambattista Vico (la cui memoria è sempre in benedizione presso di me), che si compiacque di spiegarmi la sua Scienza nuova, e nell’altra dell’eruditissimo Giosefio Pasquale Cirillo (che io non nomino mai senza il dovut’onore e rispetto), che si degnò d’insegnarmi le sue Istitute del diritto civile e canonico. Da che non solo appare che nel 1739 il Vico non aveva smesso ancora la sua scuola privata, ma s’ha conferma altresì (cfr. sopra p. 220) che in essa egli insegnava ai volenterosi ben altro che i precettuzzi delle Institutiones oratoriae. Per la lettera del Genovese al De Gemmis cfr. Lettere familiari, edizione citata, I, 159. 3. A. d’Aronne. Congiunto in qualche modo coi nomi del Genovese e del Magli è quello dell’altro sacerdote Antonio d’Aronne (nato a Morano Calabro nei primi anni del secolo, morto a Montalto nel 1780), il quale, dopo essere stato, anche lui intorno al 1740, in Napoli, tra i discepoli del Vico, volle nel 1759 intrufolarsi nella ricordata polemica GenoveseMagli, stuzzicando, con insinuazioni per allora orali, il primo, il quale, persa la pazienza, lo trattò da « fanatico », soggiungendo parole schernitrici a proposito di quella tale grammatica filosofica della lingua latina (v. sopra p. 90), della quale da vent’anni il D’Aronne annunziava imminente la pubblicazione, senza, per altro, risolversi a metterne fuori altro, e non prima del 1760, che un semplice saggio non più lungo di dodici pagine, e che nessuno, nemmeno i biografi calabri di lui, è riuscito sinora a rinvenire. Non irreperibile è invece 1’ altro