Bibliografia Vichiana I

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BUONAFEDE - F. GALIANI

coli XVI, XVII e XVIII (cfr. edizione di Venezia, Pasquali, 1792, 111, 221-25) sia in « Della istoria critica del moderno diritto di natura e delle genti, discorsi raccolti dalla Restaurazione di ogni filosofia » (Perugia, 1789), pp. 231-36. 5. F. Galiani. Nemmeno l’abate Ferdinando Galiani da Chieti (1728-87) fu discepolo del Vico nel significato scolastico della parola. Bensì, mandato nel 1735 a Napoli presso lo zio paterno, nonché secondo padre ed educatore, monsignor Celestino (v. sopra pp. 227-29). la sua straordinaria precocità gli valse sin dal 1741 Faccesso nel salotto letterario di quest'ultimo, frequentato dai più colti studiosi napoletani del tempo e, tra gli altri, dal Nostro. E tanto allora i discorsi del filosofo quanto poi la lettura delle opere vichiane gli riuscirono così utili da consentire a noi di affermarlo, tra gli scrittori politici napoletani del secolo decimottavo, il primo e, in un certo senso, il solo che avesse visione sufficientemente nitida dei tesori racchiusi nella Scienza nuova ; il solo, sicuramente, che non contaminasse mai il vichismo con l’illuminismo di provenienza francese (v. sopra p. 253), e anzi, tutt’all’opposto, attingesse sovente a quello per condurre una polemica incessante contro questo. Di certo negli scritti del petit-abbé il Vico non è ricordata esplicitamente più di due volte : in una lettera parigina al Tanucci del 22 decembre 1766 (v. sopra p. 209), nella quale è detto, tra l’altro, che la Scienza nuova è «un libro fatto all’oscuro da un uomo che avea gran lumi»; e in un passo del Dialetto napoletano, pubblicato primamente nel 1779 (cfr. edizione Nicolini, Napoli, Ricciardi, 1923, p. 190), ov’è scritto, poco diversamente, che il Vico « cadde dentro » il « buio metafisico», del quale aveva osato «tentare il guado». Ma ciò non toglie che sin dai lavori ancora inediti dell’ adolescenza (1745 e anni seguenti), e poi nella giovanile Moneta (1749-51), e così via via in un’inedita e incompiuta dissertazione storica sui giganti (1754), nei vari saggi su Orazio (1765 e anni seguenti), nei Dialogues sur le commerce des hlés (1769-70). nel Croquis d'un dialogue sur les femmes (1772), negli studi sul dialetto napoletano (1779 e anni seguenti), e anche nella Correspondance con la signora d’Épinay e gli altri amici francesi (1769 ■ 87), e persino in questa o quella tra le « consulte » inedite che dal 1770 gli toccò di scrivere quale segretario del Supremo Tribunale di Commercio napoletano, il Galiani assai