Bibliografia Vichiana I
DONI - FINETTI
265
all’imperatrice Maria Teresa), consacrò l’ultimo capitolo, cioè il sesto del libro decimosecondo (pp. 299-335), a confutare, sotto l’aspetto cattolico, non solo la Scienza nuova, ma altresì il Saggio del Duni. E poiché quale che sia l’osservatorio da cui si colloca l’autore, —quel trattato è lavorato con molta dottrina e vis logica, era ovvio non gli venisse meno la fortuna, com’è mostrato tanto dalle altre due edizioni che se ne pubblicarono (Venezia, 1777 e, «ab auctore multis mendis expurgata », Napoli, Porcelli, 1791), quanto dai molti elogi che, sebbene illuminista e mangiapreti, ne fece Carlantonio Pilati (1733-1802), in un ludicium de duobus libris, pubblicato a Trento nel 1766. Senonché già nel 1765 a Roma, « nella libreria di Fausto Amidei al Corso», il Duni aveva dato fuori una Risposta ai dubbi proposti dal signor Gianfrancesco Finetti sopra il « Saggio della giurisprudenza universale » di Emmanuele Duni, nella quale Risposta, mostrandosi, a dire il vero, tanto villano contro il suo oppositore quanto il Finetti era stato e continuò a essere cortese con lui, batté e ribattè una volta ancora sulla profonda verità della concezione vichiana del cosiddetto « erramento ferino ». Al dire del Finetti, codesta Risposta avrebbe diviso i colleghi universitari del suo autore e, in genere, gli studiosi romani in due «partiti», detti dei «ferini» e degli «antiferini». Certo è che contro il Duni scendeva in campo, per la seconda volta, esso padre Bonifacio, assumendo anche ora il nome del fratello Gianfrancesco, col libriccino : « Apologia del genere umano, accusato di essere stato una volta una bestia : parte prima, in cui si dimostra la falsità dello stato ferino degli antichi uomini. Opera che può servire d’ appendice al libro De iure naturali et gentium del signor G. F. Finetti » (in Venezia, MDCCLXVIII, appresso Vincenzo Radici). Veramente, a codesta prima parte non seguirono, per lo meno a stampa, né la seconda, nella quale quella falsità si sarebbe dovuta dimostrare « con la filosofia e la filologia » ; né le terza, in cui si sarebbe dovuta confutare la « pretesa universale tradizione dello stato ferino». Derivò, codesta omessa pubblicazione, da un veto dell’ autorità ecclesiastica, alla quale non poteva piacere al certo, specie in materia attenente alla fede, un certame ad armi corte tra un consultore del Sant’ Ufficio e un lettore nella Sapienza ? La cosa è tanto più probabile in quanto a un attacco così poderoso il Duni, battagliero che fosse.