Bibliografia Vichiana I

LUCHI - NARDI

277

che del raro opuscolo, serbato nella Biblioteca Universitaria patavina, sono da tenere presenti non già tutti i paragrafi della seconda dissertazione, ma soltanto il secondo : De eadem (della superstizione) peculiaris opinio lohannis Baptistae Vici (p. Ixii) e il sesto : Vici commentum exploditur et disputata hactenus confirmantur (pp. Ixvii sgg.). Nell’un paragrafo il Luchi, che, ligio naturalmente alla Bibbia, pone l’origine dei sacrifici in un esplicito comando della divinità, riassume da vari punti della Scienza nuova le ben diverse teorie vichiane : il terrore che, nell’ essere còlti all’improvviso dallo scoppio del primo fulmine, inchioda sulle alture dei monti taluni, tra i bestioni primitivi, meno imbestiati degli altri ; il loro rimirare il cielo e fantasticarlo un immane essere animato (Giove), che manifestasse in tal modo il suo corrucciato volere; il bisogno affatto istintivo di propiziarselo offrendogli sulle prime are le prime vittime, cioè i primi cruenti sacrifici umani, ecc. ecc. ecc. E nell’altro paragrafopremesso che nulla « cogitari potest absurdius et a veritate alienum magis quam postdiluvianos homines eo usque feritatis processisse ut paternae disciplinae memoriam omnem abiecerint», si osserva che il Vico «aut non animadvertit, aut sciens prudensque praeteriit », che agl’ inizi del terzo secolo dal Diluvio, vale a dire del da lui supposto erramento ferino, ancora «in vivis angebat Noachus, liberisque operam dabat ». Da che deriva : « aut unum ex gigantibus fuisse Noachum. quos Vicus amandavit in nemora quod nemo, cui mica salis in cerebro sit, asseverabit; —aut sedulo fecisse ut patrum disciplina gereret in filiorum ac nepotum cordibus et ad seros posteros perveniret ». Del Finetti cfr. Ia citata Apologia , edizione Croce, p. 12, nota 1. 11. C. M. Nardi. Il prete calabrese Carlo Mario Nardi, nato a Montalto intorno al 1700 e per qualche tempo missionario in India e in Tartaria, pubblicò dal 1730 al 1770, tempo approssimativo della sua morte, una cinquantina di scritti sacri e profani, tra cui nel 1763 a Napoli un Inscriptionum specimen appositis annotationibus atque excursibus illustratum. E ivi, alle pagine 64-65, censura la « nova cerebricosa metamorphos » con cui un «doctus nostrae aetatis vir », cioè il Vico, nel De rebus gestis Antonii Caraphaei. aveva convertito la a forma italiana « Carafa » in « Caraphaeus » :