Bibliografia Vichiana I
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MONTESQUIEU
zione accresciuta della Scienza nuova prima (v. sopra pp. 4547), sarebbe capitato colà il Montesquieu, che avrebbe preso a discorrere col Conti dell’opera da lui divisata sullo spirito delle leggi, e che, alla notizia datagli dall’ autore del Giulio Cesare d’essere stato prevenuto dal Vico, avrebbe voluto prima consultare, poi addirittura trascrivere i manoscritti vichiani affidati all’abate padovano: «il che il Vico avendo udito», avrebbe « tempestato contro il galantuomo francese » e non più voluto « mandare a termine la incominciata edizione ». Si vedrà da qui a poco che cosa sia di vero in codesto racconto. Per ora è da soggiungere che, con un « fama è», lo fece proprio, nei tratti essenziali, il giureconsulto napoletano Nicola Nicolini : al contrario del suo collega pisano Giovanni Carmignani. il quale manifestò diffusamente Popinione che il Montesquieu non conoscesse punto le opere del Vico e si riattaccasse piuttosto al Machiavelli. Sulla questione tornavano anche il Gioberti, il Predar! e il Ferrari. Il Gioberti, il quale, posto il principio che le derivazioni del Montesquieu dal Vico erano « comunemente confessate », traeva da ciò la duplice illazione ; che, « se la Scienza nuova venne in Francia e fu nota al Montesquieu, potè esserlo a molti altri suoi concittadini e contemporanei » ; e che (probabile allusione al La Mettrie, Boulanger e sozi), « quantunque non lo confessino, molti degli increduli posteriori al Vico » pescarono nell’opera del filosofo napoletano. Il Predari, il quale, senza punto citare il Lomonaco, non faceva se non ripetere le cose dette sull’argomento da quest’ultimo. E il Ferrari, dal quale la giusta osservazione che « quelli, i quali hanno voluto fare di Montesquieu il plagiario di Vico, non hanno compreso né Montesquieu né Vico» era guastata dal soggiunto poco chiaro paradosso : che « forse Montesquieu avrebbe avuto troppo spirito per comprendere Vico, forse il Vico si sarebbe arrestato, sviato, dinanzi ai problemi dello Spirito delle leggi ». Circa il medesimo tempo i rapporti ideali tra il Vico e il Montesquieu destavano non piccolo interesse in Alessandro Manzoni. Non che egli ammettesse le asserite derivazioni del secondo dal primo : per contrario, secondo scrive Cesare Cantò, le negava recisamente, aggiungendo che a spiegare le coincidenze tra i due scrittori bastava tenere presente che il Montesquieu « conobbe gli autori stessi ai quali attinse il Vico, e le loro massime fuse nel proprio stampo ». Piuttosto rivolse