Bibliografia Vichiana I

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MONTESQUIEU

Einerico Amari osservava (1857) che. «se il Montesquieu non conobbe il Vico, fu sventura, e, se lo conobbe, non lo comprese, perché, altrimenti, non avrebbe preteso all’originalità o ci avrebbe lasciato uno Spirito delle leggi tutto diverso ». E, scendendo a qualche particolare, aggiungeva che nessuna lode è dal Montesquieu meritata meno quanto quella d’essere stato il primo ad avere assegnato al clima, con esagerazione che i suoi seguaci spinsero addirittura al ridicolo, efficacia preponderante sullo svolgimento delle religioni, costituzioni, leggi, costumi, mode e via enumerando, sia perché qualcosa al riguardo era stato posto già in rilievo da Ippocrate, Galeno. Cicerone e segnatamente dal Bodin, sia perché il Vico, nel farsi a spiegare ( Opp ., IV, capov. 445) come mai « quanti sono i popoli tante sono le lingue volgari diverse », aveva scritto nel modo più chiaro : che, « come certamente i popoli, per la diversità de’ climi, han sortito varie diverse nature, onde sono usciti tanti costumi diversi; così dalle loro diverse nature e costumi sono nate altrettante diverse lingue». Secondo Tullio Massaraui, il Montesquieu «tratteggia con insuperata efficacia singoli quadri, epoche staccate; afferra in ciascuna con rapida e sicura intuizione le reciproche attinenze dei fatti »; e, insomma, sempre che si tratti di particolari, « lascia dietro a sé nell’ombra il genio del solitario napoletano, miseramente impigliato nella insufficienza dei materiali : ma non mai s’innalza, come lui, a spaziare nell’intero prospetto dei tempi ; la successione e il nesso delle epoche, la serie non vanamente continua delle generazioni, la forza perenne che le affatica di moto in moto ad un fine, ignora e trascura ». Il Cantoni (1867) si contenta di rimandare al Ferrari e allo Sclopis, non aggiungendo altro se non che, privo di senso storico, il Montesquieu non seppe scorgere la grandezza delle scoperte vichiane. Né, a dire il vero, entrava nel cuore della questione il Cenni, quando poneva semplicemente in rilievo (1870) che « più d’uno ha osservato che il Montesquieu rapì» al Gravina e al Vico « molte idee senza citarli ». Più a fondo esaminava la questione nel 1878 il Labanca. Lungi dal negare che tra la Scienza nuova e l 'Esprit des lois esistano simiglianze, ammette che esse non siano coincidenze fortuite : tuttavia crede che il Montesquieu tacesse del tutto il nome del suo grande predecessore perché l’opera sua, anziché a svolgere quella vichiana, mirava a fini diametralmente