Bibliografia Vichiana I

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MONTESQUIEU

opposti. E invero dice mAVEsprit des lois «Ja storia è mezzo, e serve a raccogliervi norme alla formazione e perfezione delle leggi», laddove nella Scienza nuova «è fine, ed è studiata in se stessa e nelle sue primitive e successive trasformazioni ». Inoltre il Montesquieu «subordina in gran parte l’andamento storico de’ popoli alle forme di governo»; laddove il Vico, dotato di senso storico più profondo, subordina tutto, « anche le forme governative de’ popoli, a necessarie manifestazioni della vita materiale e spirituale dell’uomo». Infine l’opera dello scrittore francese è, in fondo, « una filosofia della legislazione, e comprende una sola epoca storica di Vico, l’epoca umana »; laddove quella del filosofo italiano è, « come il Vico stesso la dice, istoria e filosofia dell’ umanità, che deve abbracciare questa umanità in tutte le sue epoche, divina, eroica ed umana». Invece, proprio all’opposto del Labanca, ossia senza esaminare la questione né da vicino né da lontano, l’Oriani, che, come si vedrà a suo luogo, discorre del Nostro a orecchio, sentenzia che, « senza Vico l’opera di Montesquieu sarebbe stata inutile e quella di Herder, impossibile » : due affermazioni, di cui la prima non si capisce e la seconda non regge. Ciò, quanto ai principali scrittori italiani che sono intervenuti nell’ annosa disputa. Ragguagli della letteratura tedesca dell’ argomento fornisce, sino al 1854, il doti. Carlo Enrico Mùller, ai quali mette conto aggiungere l’altro che, pure nella loro avversione al Vico, i Gòttingische Gelehrte Anzeigen del 1819 ritengono che il Montesquieu avesse senz’ altro usato la Scienza nuova. Inoltre il barone Cristiano von Bunsen (17911860), che fu, tra l’altro, segretario dell’ambasciata prussiana a Roma sotto il Niebuhr, sebbene si faccia guidare da un’eccessiva valutazione dell’originalità del suo già « superiore », e conseguentemente non renda piena giustizia alla Scienza nuova, riconosce tuttavia al Vico e al Montesquieu la qualità di « profeti » degli studi romanistici. Posteriormente, Carlo Werner, negli scritti sul Vico menzionati più appresso (1877 e 1881), trovò che, come già il Vico, anche il Montesquieu si preparò a scrivere l’opera sua maggiore studiando il diritto romano, nutrì grande ammirazione per la Roma patrizia e additò nel diritto romano l’archetipo delle leggi di tutti i popoli. Nessun’efficacia, per contrario, il Vico avrebbe esercitata sul Montesquieu al dire di M. Bitter, il quale, per altro, non 19